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Agnelli e Moratti al tavolo di Petrucci. Si chiude Calciopoli?

Il momento di forte crisi che sta vivendo il paese costringendo il presidente Silvio Berlusconi a rassegnare le dimissioni e al presidente della Repubblica ad affidarsi ad un governo tecnico capitanato da Mario Monti. Forse spinti dal segnale della crisi ma anche dalla consapevolezza che un nuovo ricorso alla giustizia civile avrebbe portato un intero sistema verso il baratro ha convinto i principali protagonisti dello scandalo Calciopoli a metter da parte l’ascia per un conciliante ma al momento misterioso tavolo politico.

Andrea Agnelli | ©Valerio Pennicino/Getty Images

Il sistema calcio italiano non è legato all’andamento dello spread ma il suo malessere si evince dalla situazione debitoria dei maggiori club, dalla perdita di competitività e ovviamente ad attestare il tutto c’è il Ranking Uefa. Ma se non c’è uno spread cosa ha spinto Andrea Agnelli a fare un passo indietro?

Andiamo con ordine. Martedì scorso il Tribunale di Napoli ha praticamente scagionato la Juventus facendo ricadere tutte le colpe sul sistema Moggi che si avvaleva della complicità di Giraudo e Bergamo ma a questo punto per favorire chi? Rasserenata per non dover pagare risarcimenti danni, la Juventus di Andrea Agnelli ha prima confermato il distacco dalla triade con un freddo e tempestivo comunicato, poi rilanciando con una ingente richiesta danni. Dopo la non competenza del Tnas a scender in campo è stato il presidente del Coni Petrucci tuonando contro il sistema calcio e contro l’eccessivo doping legale.

Il gesto di Petrucci ha però consentito ad Andrea Agnelli una via di fuga evitandogli almeno per il momento il ricorso alla giustizia ordinaria rifugiandosi nella proposta di un tavolo politico organizzato dal presidente del Coni e con il coinvolgimento del neo ministro dello sport Gnudi.

“La risposta a Petrucci è quindi l’idea di un tavolo insieme conciliatorio e proiettato ai problemi futuri. – dice Andrea Agnelli -. Il tavolo deve essere il capo dello sport italiano a convocarlo. Per chiarire gli ultimi cinque anni e per proiettarci al futuro. E lì mi presenterò come presidente della Juventus, di un club che ha rispettato nel suo cammino tutti i passaggi della giustizia sportiva con il massimo rispetto delle istituzioni e degli organi che le appartengono. Il tavolo per me sarebbe un buon modo per portare un clima di serenità in questo ambiente, come l’appello di Petrucci di estremo buonsenso richiedeva. Io sono pronto a partecipare oggi stesso a questo tavolo se si dovesse decidere di aprirlo, ovvio che questo tavolo dovrebbe essere anche politico”

Il tavolo in cambio delle ammissioni di colpa (il presidente della Juve ieri ancora una volta ha ripudiato Moggi) e del non ricorso alla giustizia ordinaria. L’idea è stata accolta positivamente da Petrucci che già ieri sera ai microfoni di Sky si è compiaciuto con Agnelli per il passo di responsabilità.

Massimo Moratti | ©Valerio Pennicino/Getty Images

“Accolgo con piacere le dichiarazioni distensive di Agnelli. Le sue parole sono state distensive e di buon senso. Prendo atto della sua richiesta di un tavolo politico e mi appresto in tal senso. Mi auguro che sia il primo atto di disgelo. Sono pronto al dialogo, voglio pensare al futuro, prendiamo per buona la giornata di oggi che si è chiusa in positivo. Chi ci sara’ al tavolo? E’ una richiesta che è arrivata adesso, fatemi pensare, non sono un fenomeno

Ad accettare l’invito al tavolo politico è anche Moratti questa volta disponibile “Sono perfettamente d’accordo con il presidente del Coni Gianni Petrucci. Sono al suo fianco e condivido lo spirito e il senso di responsabilità con cui affronta questo momento del calcio italiano, che spero possa tornare a essere sport e meno un problema di tribunali”.

Sarà così che si chiuderà Calciopoli? Come riusciranno a conciliare Moratti ed Agnelli senza scontentare i loro tifosi? Scontato che il colpevole assoluto sarà Luciano Moggi voglio sperare che ne esca fuori l’intera verità e che quindi nel tavolo del dialogo non ci siano cassetti in modo da non aver possibilità di chiudere facilmente con il passato.

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