Intervistata da Bambinozerotre, Alena Seredova ha parlato delle gioie della maternità. Nel blog dedicato proprio ai bambini da zero a tre anni, la modella e moglie di Gigi Buffon ha parlato della sua esperienza come mamma di Louis Thomas e David Lee.
Alena è una donna di una bellezza straordinaria, che però ha saputo conciliare la sua carriera nel mondo dello spettacolo con quella di mamma e moglie e racconta di come i suoi due figli le abbiano cambiato la vita:
Li desideravo e ora, che sono accanto a me, li amo profondamente. Sono senz’altro la cosa più bella che io abbia fatto nella mia vita. E sì, mi hanno cambiata perché il mio sguardo si è spostato da me a loro. Hanno trasformato la mia prospettiva, mi hanno addolcita, mi hanno regalato il senso dell’eternità e quello dell’amore incondizionato.
Alena, che viene dalla Repubblica Ceca, è cresciuta in una famiglia in cui le donne erano la maggioranza, mentre ora la situazione si è ribaltata:
Siamo donne forti: una forza che è derivata da una vita che non ci ha mai regalato nulla e che ci ha sempre messo alla prova. Detto questo non ho mai nemmeno una volta pensato di avere ora “tre maschi contro” così come mio padre non ha mai avuto “tre femmine contro”. Ho sì un marito e due figli, ma eventuali mie prese di posizione o il decidere di fare compromessi non sono legati all’essere maschio o femmina. Con i bambini “fai sentire la tua voce” perché hanno bisogno di una guida e non sono sempre abituati ad ascoltare. Con mio marito c’è un rapporto di collaborazione e comprensione: ci ascoltiamo.
Come ogni mamma ed ogni donna, però, anche Alena Seredova ha le sue paure e non ha intenzione di trasmetterle ai figli per permettere loro di vivere più serenamente:
Ho paura che le mie paure (quelle legate al futuro, ovviamente) mi facciano dimenticare che i miei figli hanno il diritto di vivere la loro vita, con i loro occhi e con la loro sensibilità. Non voglio togliere l’innocenza con cui affronteranno le cose. Li seguirò sempre ma non voglio togliere loro la voglia di sognare, anche l’impossibile.