Lo scorso 22 giugno la CBS ha mandato in onda il pilot di “American Gothic” che, precisiamolo fin dall’inizio, non ha nulla a che vedere con la serie tv del ’95-96 e nemmeno con il celeberrimo dipinto di Grant Wood del 1930. Il Gotico Americano-dipinto ha avuto un enorme successo nella cultura popolare e di certo il suo nome si presta alle più svariate rivisitazioni, serie tv inclusa.
In questo caso ci troviamo a Boston, la storia ruota attorno alla famiglia Hawthorne: alto-borghesi, dall’esterno impeccabili ma, come si sa, soprattutto per chi ormai conosce bene i cliché del cinema, niente è come appare. A proposito di cliché, “American Gothic” ne è intrisa, sull’originalità della serie ci sarebbe davvero molto da dire, ma pare che la produzione non abbia puntato ad avere questa pretesa. Anzi, basarsi su idee più semplici senza strafare e rischiare di realizzare un’opera caotica e goffa, forse è una strategia più funzionale.
American Gothic, la trama
La famiglia Hawthorne sta per riunirsi, ma il crollo di una galleria rivela un importante indizio su un famoso serial killer dopo anni di stop delle indagini. Cosa collega il serial killer delle campanelle alla famiglia Hawthorne? Tutto si scatena a seguito del malore del patriarca, lentamente vengono fuori i segreti di una famiglia apparentemente unita e perfetta dall’esterno. Ogni membro porta con sé dei segreti o, d’altro canto, delle ingenuità: abbiamo così Madeline (Virginia Madsen), disposta a tutto pur di preservare la propria famiglia; Garrett (Antony Starr), il primogenito andato via per 14 anni che sembra sapere fin troppo sui segreti di famiglia, accolto con benevolenza solo dalla sorella minore Tessa (Megan Ketch). Quest’ultima è sposata con Brady (Elliot Knight), appena promosso a detective e, casualità, messo al lavoro sul caso del serial killer. C’è Cam (Justin Chatwin), che lotta quotidianamente con la sua dipendenza dalle droghe e un rapporto fatto di alto e bassi con la moglie Sophie (Stephanie Leonidas) e un figlio che è costantemente affascinato dall’orrido, dalle autopsie e dai cadaveri e che regala disegni davvero inquietanti. Alison (Juliet Rylance) è la sorella ambiziosa che punta alla politica, sposata e con due gemelline, mostra una facciata che non rivela niente di tutto quello che in effetti è.
Un ammasso di cliché su cliché, impossibile non notarlo, che nonostante tutto fa funzionare bene la serie. C’è chi l’ha paragonata a “How to get away with murder” ma siamo ben lontani dal carisma di Viola Davis e dai colpi di scena realizzati ad arte dagli sceneggiatori di Shonda Rhimes. Questa è tutta un’altra cosa, che a tratti sembra voler richiamare anche gli intrighi di “American Horror Story” senza però raggiungere i picchi di genialità della serie di Ryan Murphy e senza alcun dubbio nemmeno lo stile. Per il momento abbiamo deciso comunque di dare un’opportunità a questa serie, la prima stagione è composta da 13 episodi e ci auguriamo che abbiano sorprese e colpi di scena da offrirci. Nonostante la mancata originalità, pare ci sia qualche spiraglio di luce, l’intrigo incuriosisce quanto basta da invogliare a portare avanti la visione, speriamo di non rimanere delusi.