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American Horror Story Asylum: recensione quarta puntata

Attenzione:  in questo articolo sono presenti degli spoiler.

Il titolo del quarto episodio di American Horror Story Asylum è indicativo: “I am Anne Frank”. Considerati gli indizi nazisti disseminati nelle scorse puntate è facile ipotizzare il leitmotiv della puntata. In effetti Anna Frank arriva sul serio (interpretata da Franka Potente) al sanatorio, dopo una rissa in un bar nel quale alcuni uomini avevano pesantemente mostrato un certo risentimento antisemita. La donna spiega di essere sfuggita miracolosamente alla morte nel 1945 e di aver ritenuto giusto , una volta che il suo diario fu reso pubblico e celebre, non uscire mai allo scoperto permettendo alla memoria dell’olocausto di avere una giovane martire. Suor Jude non sembra credere alla storia di Anna Frank ma rimane sconvolta nel vedere il suo  tatuaggio sul braccio, con quei numeri che non possono che significare una detenzione nei campi di sterminio nazisti. Anna, inoltre, riconosce il Dr. Arden e lo accusa di essere  Hans Gruber, medico di Auschwitz e responsabile di oscuri esperimenti ai danni delle prigioniere.

Franka Potente nei panni di Anna Frank

Oltre alla storia di Anna Frank nel corso dell’episodio verrà svelato il doloroso passato di Grace (attraverso due sanguinari flashback) e vedremo la giornalista Lana Winters sottoposta a una  massacrante terapia dell’avversione sotto gli occhi del Dr. Thredson che spera di poter “guarire” la donna dalle sue “perversioni sessuali”. Ancora una volta lo script di “American Horror” attinge al reale mostrando quella che negli anni sessanta era considerata una delle terapie più convincenti per “combattere” l’omosessualità costringendo il paziente ad assistere a una esposizione di corpi nudi (dello stesso sesso) la quale visione era associata a una somministrazione di particolari farmaci (come l’apomorfina) che causava stati di nausea o vomito. Quella che si consuma all’interno del Briarcliff tra il Dr. Thredson e Lana Winters è una relazione medico paziente agghiacciante, dai risvolti psicologici violenti con Lana (una strepitosa Sarah Paulson) costretta a praticare dell’autoerotismo e osservare da vicino, stimolandolo, un uomo nudo (uno dei pazienti del manicomio).

La puntata, come detto, è ricca di flashback, sia di Auschwitz che della vecchia casa di Grace teatro dell’omicidio del padre e della matrigna della ragazza. Grace non racconterà immediatamente la verità a Kit proponendogli una storia da “innocente” con l’assassinio che sarebbe stato compiuto dal fidanzato della sorella. Ben presto però la verità verra a galla e scopriremo che la ragazza ha realmente ucciso il padre, che abusava di lei, e la matrigna responsabile di non aver mai fatto nulla per difenderla.

L’episodio si conclude con un drammatico incontro tra il Dr. Arden alias Hans Gruber e Anna Frank con quest’ultima che lo ferisce con un colpo di pistola per poi scoprire la terribile sorte occorsa a Shelley che nascosta in uno stanzino, e irriconoscibile a causa delle orribili mutazioni, chiede disperata di poter essere uccisa.

La prima parte di “I am Anne Frank” (a breve vi aggiorneremo con il resoconto sulla seconda parte) risulta decisamente verbosa e visivamente piuttosto elaborata. I ricordi dello sterminio nazista abbinati alla terribile opera del Dr. Arden ai danni della povera Shelley conferiscono alla storia un macabro a convincente dèjà vu. Importante la rivelazione sul passato di Grace che nonostante il viso angelico è responsabile di due omicidi ( e la scelta ci convince poiché contrapposta a quella dell’innocente Kit) e assolutamente shockante la sequenza, prima raccontata, che vede protagonisti Zachary Quinto nei panni del Dottor Oliver Thredson e Sarah Paulson in quelli della giornalista lesbica da “redimere”, Lana Winters.

Voto alla puntata

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