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American Horror Story Asylum: recensione terza puntata

La terza puntata di “American Horror Story Asylum” si apre, ancora una volta, con i due malcapitati Teresa e Leo (Jenna Dewan Tatum e Adam Levine) all’interno del Briarcliff dei giorni nostri. Leo viene pugnalato da un misterioso e sadico assassino con la faccia insanguinata ma riesce, con le ultime forze, ad avere la meglio su quest’ultimo e porta in salvo la moglie. Una salvezza momentanea, però, perché appena usciti da una delle celle del sanatorio vengono barbamente giustiziati con due colpi di pistola. Inizio scoppiettante, come da consuetudine, per “American Horror Story Asylum” che sin dalla prima stagione ci ha ben abituato a dei prologhi ad alta tensione.

Ritorniamo agli anni sessanta dove Suor Mary Eunice consegna a Suor Jude una copia di un giornale del 1949 con in prima pagina la notizia di una bambina rimasta uccisa da un pirata della strada. In realtà sappiamo che la responsabile è proprio Suor Jude che un tempo era una donna piuttosto avvenente e con la passione per il canto. Proprio quell’evento drammatico la portò a cambiare vita. Intanto sul Briarcliff si sta per abbattere una furiosa tempesta e proprio  Suor Jude decide di concedere ai pazienti una serata di svago durante la quale sarà trasmesso il film “Il segno della croce”, pellicola storica realizzata nel 1932 da Cecil B. De Mille. La serata cinema si rivelerà una inaspettata occasione per Kit, Lana e Grace che proveranno una fuga di gruppo grazie all’aiuto di Shelley che utilizzerà le sue doti sensuali con una guardia. La fuga non avrà però un esito positivo: Kit, Lana e Grace saranno costretti a tornare indietro dopo essere stati aggrediti dai misteriosi mostri che si aggirano nei boschi che circondano il manicomio, mentre Shelley verrà catturata dal Dr. Arden che dopo aver tentato di violentare – senza successo – la ragazza le praticherà delle mutilazioni  agghiaccianti.

Oliver Thredson (Zachary Quinto)

Il Dottor Arthur Arden è sicuramente uno dei personaggi più ambigui di questa seconda stagione di “American Horror Story”. Sessualmente disturbato e con un passato da medico nazista alle spalle, si rende protagonista di oscuri esperimenti in quel del Briarcliff, aiutato dalla ormai posseduta Suor Mary Eunice. La vera protagonista dell’episodio è però senza dubbio Suor Jude con la splendida Jessica Lange capace di donare al suo personaggio uno spessore drammatico sopra le righe, tormentato dai dolorosi ricordi del passato e un presente nel quale è messa a dura prova dalle responsabilità che gravano sulle sue spalle.

Dopo tre puntate possiamo già confermare alcune impressioni: il Dottor Arden ha dei gravi problemi sessuali che lo hanno portato a una condizione misogina esasperata e che probabilmente hanno contribuito al suo sadismo; Suor Jude si nasconde dietro una maschera da direttrice impeccabile ma è tormentata dai sensi di colpa e questo potrebbe portare a dei risvolti decisamente interessanti per la serie. Alla sua debolezza si potrebbe infatti associare la speranza di salvezza per i detenuti/pazienti. Rispetto alla prima stagione infine, ci sembra ormai evidente una deviazione netta verso l’horror psicologico con sfumature fantascientifiche e da torture porn. Il tutto è ancora accennato ma potrebbe esplodere misavvedutamente e più fragoroso che mai.

Voto alla puntata

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