Per il momento non ci vogliamo sbilanciare, ci sono voluti quattro episodi affinché si iniziasse a capire qualcosa di “American Horror Story: Cult” e finalmente qualcosa è successo.
L’episodio “11/9” rimanda alla data delle elezioni americane, che ha visto trionfare con sorpresa di molti l’attuale Presidente Donald Trump. Si è aperto un nuovo scenario negli USA ma anche a livello internazionale, Ryan Murphy e Brad Falchuck in questa stagione hanno deciso di analizzarlo in chiave horror. L’effetto è un po’ amplificato ma le reazioni non sono inesatte. Donald Trump è finito al centro dell’attenzione anche in molti show televisivi, basti pensare che è l’autore di uno dei celebri mean tweets letti al Jimmy Kimmel Live, nella fattispecie se l’è presa con l’imitazione di Alec Baldwin. Viene citata più spesso la famigerata frase di Trump “grab her by the pussy”, nonostante questo e molti altri flop è riuscito a guadagnarsi la presidenza. Il meccanismo è più o meno lo stesso che usa Kai (Evan Peters), fare leva sugli istinti più bassi della gente. E poi c’è molta ignoranza, disinformazione, come fa notare Meadow (Leslie Grossman), che sostiene di non essere in grado di eleggere qualcuno con reale consapevolezza. Lei è in grado di riconoscerlo, l’elettore americano medio no.
In questo episodio, ricco di flashback, scopriamo che alla base del culto, almeno per il momento, c’è proprio Kai. Quoziente intellettivo oltre la norma, un pizzico di sociopatia e il risultato è garantito: Kai osserva, poi si avvicina, regala fiducia con prove (fin troppo) concrete. Prima di agire aspetta che i suoi “prescelti” abbiano raggiunto l’apice della crisi e che siano insoddisfatti e frustrati al 100%. Con grande sorpresa scopriamo che Ivy (Alison Pill) potrebbe rientrare nel culto tramite Winter (Billie Lourd), che sappiamo essere la sorella di Kai. Molestata da un uomo, Ivy trascorre del tempo con la ragazza che in seguito diverrà la baby sitter di Ozzy. Come era stato ipotizzato all’inizio, è possibile che le due siano d’accordo per fare impazzire del tutto Ally (un’urlante Sarah Paulson) o per portarla all’esasperazione per includerla nel culto. Kai aiuta Harrison (Billy Eichner) a contrastare il suo capo che lo umilia in palestra, aiuta la reporter Beverly Hope (Adina Porter), anche lei perseguitata dalla frase di Trump, al punto da finire in psichiatria. Fa la sua apparizione lo squallido Bob (Dermot Mulroney) e Serina (Emma Roberts, che ha sempre ruoli odiosi), che finisce accoltellata dai clown davanti alla telecamera. C’è poi Gary (Chaz Bono), l’uomo che ha molestato Ivy rientra nella categoria del sostenitore fomentato di Trump, disposto a tagliarsi una mano pur di non mancare al seggio elettorale. Molto di quello che abbiamo visto nei primi tre episodi finalmente trova una spiegazione, seppur parziale. “American Horror Story: Cult” mostra le due facce della medaglia: i soprusi dei più forti e la rivolta dei più deboli. In nessuno dei casi qualcuno ne uscirà pulito e probabilmente nemmeno vincitore.