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Andrea Agnelli: “Il calcio italiano è da riformare. Juve mia creatura”

Andrea Agnelli, presidente della Juventus dal 28 aprile 2010, ha rilasciato un’interessantissima intervista al Financial Times, principale giornale economico-finanziario del Regno Unito nonchè uno dei più autorevoli a livello mondiale. Temi principali della chiaccherata sono stati due: la situazione del calcio in Italia e le impressioni sulla squadra bianconera, ormai vicina al raggiungimento del secondo scudetto consecutivo. Agnelli si è fatto portavoce di una antichissima quanto solida tradizione, quella della Juventus, ed è sembrato orgoglioso come non mai della “sua creatura“, capace di resuscitare dalle ceneri di Calciopoli e di tornare a dettare legge in Italia. Grande merito di questa rinascita va ad Antonio Conte, attuale allenatore bianconero, che, con i suoi metodi diretti e tesi a stimolare i giocatori, è riuscito a creare un gruppo solido e compatto. Mentre in Serie A non si riesce a trovare una concorrente della Juventus, in Europa la situazione è ben diversa e lo si è visto nella sfida dei quarti di finale di Champions League quando davanti al Bayern Monaco, la Juve ha alzato bandiera bianca: 2-0 all’andata e 2-0 al ritorno con un turno praticamente senza storia. Per riuscire a tornare veramente grandi servirà colmare anche questo gap. Un passo alla volta però: prima l’obiettivo era ritornare “big” in Italia, poi anche all’estero e per ora il percorso juventino sta andando alla grande.

Andrea Agnelli ha parlato, in una lunga intervista, della Juventus e del calcio italiano | © ALBERTO PIZZOLI/Staff / Getty Images
Andrea Agnelli ha parlato, in una lunga intervista, della Juventus e del calcio italiano | © ALBERTO PIZZOLI/Staff / Getty Images

CALCIO ITALIANO DA RIFORMARE –Il calcio italiano è da riformare. C’è bisogno di interventi strutturali“. Queste le parole di Agnelli riguardo la situazione dello sport più bello del mondo nel nostro paese. Di certo non serviva un esperto per affermare ciò visto che il degrado calcistico è sotto gli occhi di tutti e lo si può ammirare sempre più spesso. E’ tutta una catena di causa-effetto che mina il nostro calcio: dalla violenza negli stadi, ai pochi spettatori, a sempre meno campioni che siano disposti a giocare in Serie A.  Sempre meno interesse per quello che fino agli anni ’90 era il calcio più ricco e ammirato dell’intero pianeta. Poi sono arrivate le cattive gestioni, la burocrazia collosa, la giustizia lenta e questo è quello che resta del nostro calcio. “Nel calcio c’è bisogno di uno sforzo congiunto su violenza, stadi, protezione dei marchi -afferma Agnelli-. Ma oggi non abbiamo nemmeno un governo e di conseguenza nemmeno un Ministero dello Sport. […] In Italia compriamo maglie contraffatte, la contraffazione è un problema del nostro Paese.

LA MIA CREATURA – L’umore è decisamente migliore e l’ottimismo cresce quando ad Agnelli vengono chieste impressioni sulla Juventus. Addirittura un orgoglio familiare: “Con i nostri 90 anni siamo la proprietà più longeva in qualsiasi sport. Juventus e Fiat sono gli asset più vecchi che abbiamo, sono il comune denominatore della storia della nostra famiglia“. La Juve preferita? Quella che ha vinto la Champions League nel 1996 con Marcello Lippi allenatore ma, ovviamente, anche quella del presente non è certo da disdegnare anzi, Agnelli nè è pienamente soddisfatto visto che è stato lui a crearla, mattone dopo mattone. “Quella attuale ha un grande potenziale -prosegue il presidente bianconero- e poi la sento mia mentre per le altre ero un osservatore privilegiato. Questa è la mia creatura“. Possiamo dirlo: la Juventus di oggi è la creatura di Andrea Agnelli.

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