“Anna, Teresa e le resistenti” è un docu-film italiano del 2010 del regista calabrese Matteo Scarfò, che affronta coraggiosamente, una delle pagine più dolorose e feroci della nostra storia. Non tutti conoscono la storia di Teresa Gullace, una donna originaria di Cittanova in Calabria, la cui storia ha ispirato il senz’altro più famoso film “Roma città aperta“, in cui Anna Magnani interpreta sullo schermo il dramma che fu nella realtà di Teresa. Un vero e proprio manipolo di personaggi, affolla questo docu-film dallo stile particolarissimo, più vicino al taglio ed alle atmosfere del film d’autore che non ai documentari a cui sono abituati la maggior parte di noi.
Il tratto distintivo dell’opera di Matteo Scarfò è un parallelismo fra realtà e finzione, che finisce per fondere insieme due storie, fino a rendere evidente ciò che le lega, il coraggio e la forza di persone, specialmente donne, decise a resistere, perché legate ad una idea di giustizia, di libertà o semplicemente per amore dei propri uomini, investiti e brutalizzati dagli orrori della storia. Chiamati ad una prova molto difficile, gli attori si sono dimostrati tutti ben più che all’altezza della situazione, donando ulteriore spessore ad una storia già pregnante in maniera viscerale.
Nick Mancuso, sempre evocativo al pari dei migliori attori shackesperiani, non si perde mai nella prevedibile interpretazione di un soldato e dei suoi ricordi, ma trasmette con il suo irresistibile magnetismo e le sue parole, tutto la potente massa di pena che quelle esperienze possono lasciare dentro una persona. Antonella Civale e Patrizia Furfaro (rispettivamente Anna Magnani e Teresa Gullace) sono uno splendido esempio di narrazione speculare ma per nulla prevedibile, che si snoda lungo la storia senza mai cadere nell’eccesso. Due donne bellissime e due personaggi bellissimi, alle cui sofferenze il film si avvicina con una grande quantità di rispetto.
“Anna, Teresa e le resistenti” non è un documentario come lo state immaginando e nemmeno un film come lo state immaginando. E’ il risultato di due modi narrativi che è maggiore della somma delle due parti. Uno stile, che dicevamo, molto particolare, ha il dono di non volere insegnare nulla, chiaramente lasciando intendere che tutto ciò che si può imparare è nella storia del film e, ancora più spaventoso, nella Storia, quella con la “S” maiuscola.
Matteo Scarfò, in questo periodo impegnato come autore dell’opera teatrale “Mare di pietra” che sarà messa in scena a Roma a Gennaio, mostra una sensibilità fuori dal comune, che unita al chiaro e limpido rispetto per gli argomenti trattati ed ad un sincero amore per il cinema, ha realizzato un grande ed ambizioso progetto, riuscendo nel difficile intento di fare cinema, di fare cinema oggi, di fare cinema oggi in Italia. Si aggiungano le difficoltà di girare in un luogo non sempre amichevole ed avrete uno sforzo degno di rispetto ed ammirazione. Specialmente notando (nelle riprese dei paesaggi) l’amore per una terra, la Calabria, non sempre gentile con i suoi figli.
La storia narrata dal docu-film “Anna, Teresa e le resistenti” è una storia dolorosa e coraggiosa di donne e uomini che non si sono arresi alla guerra e all’orrore, anche se ne sono stati investiti ed irrimediabilmente toccati e trasformati. E per questo da vedere assolutamente.
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Voto:
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