Ci sono grandi misteri, strani e magici, nascosti nei codici. Vi siete mai domandati se avendo conosciuto quei codici avremmo potuto cambiare il futuro?
Deconding Annie Parker, pellicola americana dal sapore indie, diretta da Steven Bernstein e meravigliosamente interpretata da Samantha Morton e Helen Hunt, illustra la scoperta del genere responsabile del cancro al seno attraverso la vita di due donne diversamente coinvolte nella triste vicenda. Il film, nell’insieme incapace di raggiungere gli ambiziosi obiettivi cui pare tendere affannosamente, risulta un goffo tentativo di accozzare consigli medici per una efficace prevenzione del tumore, con le vite di Annie Parker da un lato (Samantha Morton) —che perse madre e sorella a causa del cancro al seno prima che le venisse diagnosticato— e la genetista Mary-Claine King (Helen Hunt) dall’altro.
Come il titolo suggerisce, l’enfasi è posta su Annie, la lotta contro il tumore — in cui ha già combattuto ben tre battaglie— e il suo irrefrenabile tentativo di comprenderlo.
Ecco che la sceneggiatura, scritta da Bernsteim stesso col figlio Adam e Michael Moss, conduce lo spettatore dai bassifondi di una vita devastata dal cancro, alla luminosa speranza della nota genetista di provare l’esistenza di una predisposizione genetica della malattia.
Seppur accomunate dal destino, queste due eroine non potrebbero essere più diverse.
Se Annie, dal carattere morbido e accomodante, accetta con stoica rassegnazione quel che la vita ha in serbo per lei, la dottoressa è fredda e, mancando di qualsiasi empatia, porta avanti una guerra non solo contro il cancro al seno, ma anche contro quella realtà medica di sesso maschile che lascia la ricerca spesso e volentieri insoddisfatta.
Un senso di morte permea tutto il film, attanaglia lo spettatore in una morsa d’ansia da cui non esce nemmeno nel momento in cui le due donne finalmente si incontreranno…
Considerando il background cinematografico di Bernstein non sorprende la lucidità con cui il film cattura lo spirito a cavallo degli anni ’80 e ’90, periodo in cui la vicenda si svolge.
Purtroppo, il confine fra le biografie e i fatti scientifici è labile e confuso, tanto da creare un ritmo instabile e barcollante.
Per quanto meritevole sia stata la ricerca della King, così come il proposito di Bernstein di parlarne, la sua potenza pare svanire ogni volta che la storia si allontana dal tentativo di decodificare Annie Parker e passa all’altra metà della vicenda. Un vero peccato.