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Argo: la recensione

Il 4 novembre 1979 un gruppo di studenti, fedeli al rivoluzionario Khomeini, fa irruzione nell’ambasciata iraniana a Teheran prendendo in ostaggio 52 persone per protestare  contro gli Stati Uniti d’America, paese che ospitava l’ex leader del paese Mohammad Reza Pahlavi, Scià di Persia. Durante l’attacco sei membri dell’Ambasciata riuscirono a mettersi in salvo rifugiandosi nella residenza dell’ambasciatore canadese. Argo racconta la storia del salvataggo di quest’ultimi. Alla regia del film Ben Affleck che dirige un cast di stelle da John Goodman a Bryan Cranston, Kyle Chandler, Victor Garber, Michael Cassidy, Alan Arkin e Clea Duvall.

Trama

Durante un assalto alla Ambasciata americana di Teheran sei funzionari riescono a fuggire, rifugiandosi nella casa di Ken Taylor, Ambasciatore canadese. Gli Stati Uniti, consci del fatto che i rivoluzionari avrebbero prima o poi rintracciato e ucciso i fuggitivi, organizzano, in collaborazione con il Canada, un piano di fuga dal paese, ormai ipercontrollato dalle forze di Khomeini. L’incarico viene affidato a Tony Mendez, un esperto agente della Cia, abituato a lavorare sotto copertura, che realizzerà un piano all’apparenza folle: far passare i sei fuggitivi come membri di una troupe cinematografica canadese giunti in Iran per realizzare un sopralluogo per la realizzazione di una pellicola di fantascienza intitolata “Argo”. Il tutto in collaborazione con una vera società di produzione hollywoodiana e con la collaborazione – involontaria – della stampa.

Argo

Giudizio sul film

“Argo” è un film completo, dall’inizio con il racconto del “pre” rivoluzione iraniana, compreso il ruolo ambiguo degli Stati Uniti d’America nella scalata al potere compiuta da Reza Pahlavi, alla fine con un epilogo che racconta, tramite una lunga sequenza fotografica, le immagini più suggestive della rivoluzione, comprese alcune fotografie di repertorio dei protagonisti del rocambolesco piano di esfiltrazione. Nel mezzo, una esperienza metacinematografica che racconta della Hollywood disincantata di fine anni settanta che  fa da contrasto alle esecuzioni di massa iraniane. “Argo” è probabilmente la regia più matura di Ben Affleck, capace di riproporre sullo schermo – senza particolari toni enfatici e/o propagandistici, una storia che per molto tempo venne sepolta dal Governo degli Stati Uniti.

Una scena di Argo

La pellicola si divide in due tronconi: nel primo c’è la preparazione del piano, la ricerca di una sceneggiatura “vincente” come se fosse necessaria l’approvazione di un pubblico fantasma, pubblico che in realtà viene rappresentato da un mondo intero – Stati Uniti in primis – in ansia per la sorte degli ostaggi; nel secondo è invece protagonista l’Iran nel pieno di una rivoluzione culturale che segnerà – ancora oggi – il paese, là dove sono giustificate le esecuzioni di piazza e la repressione. Sono straordinarie le ambientazioni persiane, dal mercato di Teheran all’aeroporto, dalle strade trafficate alla prigione dorata dell’ambasciatore canadese. Nonostante una risoluzione già ampiamente svelata, la pellicola mantiene sempre viva la tensione grazie a un linguaggio stilistico e cinematografico d’eccezione, pulito, ordinato, che non scade nella faziosità con una fotografia impreziosita dai suggestivi paesaggi innevati iraniani e una notevole attenzione al dettaglio d’epoca.

“Argo” è un piacere per gli occhi, è una dimostrazione di grande cinema, è una celebrazione del talento di Ben Affleck, è il racconto di due realtà agli antipodi, ma sempre senza parteggiare apertamente per qualcuno e questo viene messo in chiaro sin dai primi minuti quando un storyboard ci ricorda la storia persiana e le gravi responsabilità della politica estera statunitense.

Consigliatissimo

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