Giornalisti contro ultras e viceversa. In mezzo, la società Atalanta. A Bergamo è scoppiata la polemica dopo che un giornalista della Gazzetta dello Sport ha deciso di scrivere un pezzo contro il tifo atalantino, o meglio, contro il capo ultrà della curva bergamasca, tale Claudio Galimberti (detto il Bocia). La risposta della Curva nerazzurra? Uno striscione con su scritto “La Gazzetta dello Sport e dell’infamia“. Frase forte e forse eccessiva, se vista dal punto di vista esterno, probabilmente normale per una tifoseria messa sotto accusa per qualche personaggio scomodo finito sotto la lente dell’inchiesta portata avanti dal giornalista sportivo. L’Atalanta Calcio non ha preso posizioni a riguardo, scatenando ancor di più la rabbia della redazione del giornale rosa che si aspettava almeno le scuse per la frase ingiuriosa esposta dai proprio sostenitori.
L’INIZIO – “Atalanta curva pericolosa“. Questo è stato il titolo scelto dal giornalista della Gazzetta per aprire la sua inchiesta che non dev’essere piaciuta alla tifoseria bergamasca. Il pezzo parlava del maxi processo contro alcuni componenti del tifo nerazzurro e soprattutto contro il capo ultrà, accusato di associazione per delinquere. I fatti analizzati, trattano il periodo 2006-2012, coinvolgendo altri personaggi sportivi, legati alla maglia dell’Atalanta di quel periodo. Tra questi troviamo Antonio Conte (tranquilli juventini, non è a rischio squalifica!) reo di aver mandato un messaggio solidale a Galimberti al momento della conferma del Daspo, Cristiano Doni che aveva un rapporto privilegiato con l’ultrà. Anche l’allenatore Agostinelli avrebbe avuto contatti con il tifoso, alla ricerca di una sponsorizzazione per potersi sedere sulla panchina bergamasca. Ed infine, anche tra l’ex presidente Ruggerie Galimberti ci fu uno scambio di contatti alla ricerca di un colloquio con il questore per poter far calare la repressione.
LA RISPOSTA ATALANTINA – Non si è fatta attendere la risposta nerazzurra con lo striscione che ha scatenato molte polemiche. La Gazzetta non ha sopportato l’accostamento dell’aggettivo infamia al proprio quotidiano, difendendo l’operato sempre professionale del proprio dipendente.
L’ATALANTA – La società atalantina ha preferito sorvolare sull’accaduto piuttosto che prendere una posizione netta sulla vicenda. Il club nerazzurro, sempre legato al proprio pubblico, probabilmente non vorrebbe mettersi contro i propri tifosi. Questo ha suscitato l’incredulità nella redazione del “quotidiano rosa” che si aspettava un minimo di buon senso e almeno un rimprovero alla propria curva. Proprio la Gazzetta, non sazia, lancia l’ennesima provocazione. Come è potuto entrare questo striscione se non è stato autorizzato dalla Questura?
Certo, il Bocia è indifendibile (le condanne e le denunce ricevute testimoniano la non brillantissima condotta), ma generalizzare sulla violenza di una curva per colpa di una decina di personaggi molto scomodi (tutti legati al capo ultrà) non sembra la via più corretta per condannare il calcio violento e gli atteggiamenti intimidatori. Un passo indietro da parte di tutti, probabilmente sarebbe la via più giusta.