“Attack the Block – Invasione aliena” rappresenta la pellicola d’esordio, dietro alla macchina da presa, per Joe Cornish sceneggiatore britannico che ha collaborato con Steven Moffat ed Edgar Wright per la realizzazione dello script del film “Le avventure di TinTin – Il segreto dell’Unicorno” di Steven Spielberg. “Attack the Block” presenta un cast semisconosciuto se si escludono Nick Frost (“L’alba dei morti dementi”, “Paul”) e Jodie Witthaker.
Il film
Nella periferia londinese la giovane infermiera Sam, di ritorno a casa, viene fermata da un gruppo di giovani teppisti che – armati di coltello – le intimano di consegnare cellulare, soldi e un anello. Non un gran colpo per il gruppo che ha scelto la vittima sbagliata poiché la ragazza è una del quartiere e di conseguenza tutt’altro che benestante. È solo il prologo: dal cielo un “oggetto non identificato” cade sul tetto di una macchina e spaventa a morte i ragazzi. Si tratta di un grosso e buffo animale, che Moses (John Boyega), il leader del gruppo uccide senza pietà e senza fatica scatenando, però, una gigantesca invasione aliena di enormi e pericolosi animali con zampe affilate e denti acuminati, desiderosi di vendicare il loro simile barbaramente sterminato. Il “blocco” viene messo sotto assedio e l’unica speranza è rappresentata dalla gente del quartiere che lotterà con tutte le armi a loro disposizione (comprese pistole ad acqua) per scacciare gli indesiderati ospiti.
Giudizio sul film
Cornish confeziona una pellicola Sci Fi europeizzante e low budget (“solo” poco più di dieci milioni di sterline) dall’irresistible atmosfera old school, rinunciando ai vantaggi della Computer Graphics per disegnare dei mostri dai movimenti “umani”e l’aspetto spaventoso, a metà strada tra un gorilla e un gigantesco cane.
Partendo da una storia tutt’altro che originale con quella invasione aliena già smascherata e rappresentata più volte sul grande schermo e non solo e scimmiottata all’infinito, il regista britannico riesce a condire la sua opera prima con una nuova salsa, moderna e convincente, soprattutto se consideriamo le rivolte londinesi del 2011. Dopo aver dovuto lottare contro improbabili cowboy in “Cowboy & Aliens”, ecco un compito ancora più impegnativo per gli alieni: affrontare un blocco unito, un quartiere dove i ragazzi non hanno paura di nulla, nonostante preferirebbero bivaccare e giocare a Fifa, come ricordano più volte i protagonisti della storia.
“Attack the Block” attinge al cinema di genere rovesciandone le condizioni essenziali, a cominciare dal budget, e il risultato è una pellicola fanta-horror dalla sceneggiatura convincente, ricca di spunti comici, e una location intrigante con quella oscura zona londinese rappresentata come una terra di nessuno dove tra gangster improvvisati e bambini dagli improbabili nomi (Casino e Problemi) vige la regola del più forte.
Nonostante i colpi di scena siano piuttosto limitati, la pellicola provoca una suspense pressoché costante, arricchita dalle teorie complottistiche del leader Moses (la scelta del nome non sembra casuale) che vede in quell’attacco dallo spazio la possibilità di una manovra governativa atta ad eliminare i bad boys del quartiere. Sarà proprio il ragazzo, poco più che un adolescente, a guidare la rivolta, maneggiando – a fatica – una spada e infilzando mostri a destra e manca come il più abile dei toreri.
Commenti finali
Circoscrivendo gli eventi del film alla periferia di Londra si vuole evidenziare il distacco tra benessere e povertà, e contestualizzare un luogo d’origine come formativo per il carattere di un ragazzo. In quelle velate frecciatine, uno dei protagonisti esclama “in questo momento potevo essere a una festa a Fulham”, si nasconde un malessere di fondo, clamorosamente esploso nei riot dell’anno passato. “Attack the Block – Invasione aliena” non è solo una divertene commedia fanta-horror, ma è molto di più. Senza esagerare, è un manifesto dei giovani d’oggi, a Londra come in ogni altra parte del mondo.
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