Nato dalla penna di Bill Carragher e già trasportato sul piccolo schermo, “Blood”, diretto dal regista Nick Murphy si presenta come uno dei noir più interessanti dell’anno.
Trama
Joe e Chris sono cresciuti in una piccola cittadina dell’Inghilterra, sotto l’ombra di un padre Capo della Polizia del quale hanno voluto ripercorrere le gesta. Joe è sposato, ha una figlia adolescente, è il fratello maggiore ma allo stesso tempo sembra soffrire maggiormente un senso di inferiorità nei confronti del padre. Chris invece appare scevro dalle tensioni famigliari e allo stesso tempo è in odore di nozze. Intorno a loro, la nebbiosa e cupa cittadina costiera viene macchiata da un drammatico omicidio con una giovane ragazza barbaramente uccisa da 12 coltellate. I due fratelli si metteranno sulle tracce dell’assassino, seguendo la pista più “semplice” che porta al giovane Jason Buleigh. Ma nulla sarà come sembra e un evidente esempio di giustizia sommaria scuoterà per sempre le vite dei protagonisti.
Giudizio
“Blood” è stato definito dalla critica il nuovo “Mystic River”. Senza dover necessariamente scomodare il buon Clint, possiamo dire “semplicemente” che questo noir di stampo europeo convince e appassiona, nonostante alcuni giri a vuoto dovuti a una certa ripetitività di contenuti di genere che non lasciano gridare alla originalità. “Blood” trova grande forza nella fotografia, nel paesaggio che ingloba i protagonisti quasi rendendoli prigionieri del loro destino e nella preziosa interpretazione di tre attori anglossassoni come Bettamy, Graham e Strong protagonisti di una efficace messa in scena che scuote il pubblico, nonosante dopo i primi venti minuti si possa provare a dedurre il finale, e sia evidente una certa lacuna nella costruzione delle “origini” dei protagonisti. Vediamo il rapporto dei due ispettori/fratelli con il padre e tutto ci viene suggerito, lasciato alla nostra fantasia, alla nostra interpretazione, così come negli sguardi degli abitanti del luogo può esser letta una certa rimostranza latente verso la storica famiglia di poliziotti.
Debole nella descrizione di alcune forzate dinamiche famigliari, curato nella messa in scena, “Blood” è una pellicola di cui consigliamo la visione, a patto di dimenticare quell’affrettato paragone con il capolavoro eastwoodiano.
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