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Bologna acclama i Radiohead, il reportage

Ieri sera l’Arena Parco Nord di Bologna (location scelta dopo che la prima, Piazza Maggiore, era stata scartata per problemi di logistica legati al terremoto che ha scosso L’Emilia) era gremita oltre ogni ordine di posto: ragazzi assiepati davanti e di lato al palco, fino sopra al terrapieno di fronte al palco, pubblico molto eterogeneo sia come età che come estrazione sociale… tutti erano lì per un solo motivo: ascoltare i Radiohead. Alla fine si conteranno 23 mila persone, ben 8 mila in più rispetto alla capacità contenitiva della piazza inizialmente scelta.

La band di Thom Yorke e soci, anticipata sul palco dallo show di Caribou, ha tardato solo di 10 minuti rispetto all’orario stabilito e si è presentata sul palco in grande forma. Yorke ha sfoderato un insolito codino e subito ha salutato il pubblico in italiano, pubblico che ha risposto con un poderoso boato.

Lo show si è svolto su di un palco ipertecnologico: la scenografia era composta da 12 schermi mobili che hanno creato atmosfere veramente spettacolari sia con il loro posizionamento che con le scelte di colore e di sfumature, sempre molto azzeccate. Sopra al palco 6 schermi quadrati mostrano immagini delle band miste ad immagini di altro tipo, fino a mostrare un codice QR (che qualcuno ha detto essere la bandiera del Bangladesh).

La scaletta ha attinto a piene mani dai due ultimi lavori dei Radiohead, “In rainbows” e “The king of limbs“: il concerto parte subito forte con “Lotus Flower“, “Bloom” e “15 step“, pezzi che portano il pubblico subito a scatenarsi, anche grazie alle scenografie. La partecipazione del pubblico che si agita ad ogni canzone è altissima e la forte base ritmica data ad ogni pezzo aiuta a coinvolgere la folla. Affianco a noi abbiamo soltanto gente che balla.

Radiohead | © Enrico Pirazzini

Il concerto riprende un attimo fiato con la bellissima “Lucky” per poi riprendere subito forte con “Kid A” e “Morning Mr. Magpie“, raggiungendo un suo apice con la bellissima performance di “There There“. Dopo si viaggia sul ritmo ipnotico di “The Gloaming” e sulla melodia di “Separator” prima di sentire le prime note di “Pyramid Song” salutate dal pubblico con un boato.

Lo spettacolo prosegue, e canzoni come “You and Whose Army?“, “I Might Be Wrong“, “Planet Telex” (l’unica del concerto tratta da “The bends“), “Feral” e “Little by Little” precedono il grande momento di “Idioteque“, seguita a viva voce dal pubblico, particolarmente partecipe.

Radiohead | © Enrico Pirazzini

E’ il momento della prima pausa: dopo qualche minuto la band ritorna sul palco salutata da un’ovazione e intona una “Exit music (for a film)” da brividi. La successiva “The Daily Mail” non è da meno in quanto a emozioni e cede il passo solo al ritmo di “Myxomatosis“. Chiude il tutto una stupenda versione di “Paranoid Android“, con il pubblico in visibilio.

Altra pausa, questa volta un goccio più lunga, ed i Radiohead decidono di tornare nuovamente sul palco per concedere un piccolo extra ai loro fans: Thom Yorke e la sua chitarra intonano “Give Up the Ghost” tra l’estati generale. La segue una bellissima “House of Cards” e “Reckoner” fino al finale: una bellissima introduzione di “True Love Waits” lascia il posto ad “Everything In Its Right Place“.

E, nel mentre la band saluta e le luci sul palco si spengono, sembra davvero che in una serata così, dopo aver visto tutta quella luce ed aver sentito dentro tutta quella musica, davvero tutto, per un momento, sia al posto giusto.

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