I sostenitori di Britney Spears hanno sempre ritenuto Sam Lutfi, l’ex manager della star come l’unico responsabile del periodo di declino della Spears, quello in cui la cantante si rasò i capelli a zero e andava in giro con un ombrello per non farsi fotografare dai paparazzi. Parte da queste affermazioni la difesa del legale del manager nel processo in cui Sam accusa Britney e la sua famiglia. Nel corso della prima udienza Lutfi sostiene di essere stato diffamato dalla madre della pop-star in un libro di memorie e di aver diritto al 15% degli introiti accumulati da Brit in quel periodo (biennio 2007-2008). Inoltre Lutfi sostiene che la pop star faceva uso di droghe già prima di conoscerlo, e i suoi non erano solo sospetti. Infatti appena venne assunto, sguinzagliò un’unità cinofila nella villa della diva: fu allora che scoprì la presenza di una scorta segreta di crystal meth.
Quando lei finì in overdose, lui era terrorizzato di essere il suo manager.
Il crystal meth è una metanfetamina pura, spesso viene fumata o iniettata con effetti di gran lunga superiori alle altre vie di assunzione. La caratteristica fondamentale è l’effetto molto lungo della sostanza, inoltre crea una dipendenza in brevissimo tempo. Il giudice inizialmente ha preso atto delle accuse del manager e le valuterà con la dovuta attenzione attestando la vericidità delle prove su cui si fondano. Oggi è arrivata la risposta del magistrato che ha deciso di respingere le accuse di Lutfi. Quest’ultimo è stato infatti invitato a lasciare l’aula dallo stesso giudice che non ha riscontrato la fondatezza delle prove, di conseguenza il procedimento contro la Spears è stato sospeso. L’ex manager della cantante ha fatto immediatamente sapere che ricorrerà in appello contro la decisione del magistrato.
Britney Spears | © Kevin Winter / Getty ImagesCerto sarà difficile per Sam Lutfi e i suoi legali portare avanti la battaglia contro la cantante se non troveranno altre prove, nessun tribunale potrà dargli ascolto. Per Britney Spears è decisamente una grande vittoria.