Diario di Bordo. Roma, 11 Luglio 2013. ROCK in ROMA, Ippodromo delle Capannelle. Bruce Springsteen & The E – Street Band salgono sul palco e l’intenzione è quella di suonare tutto il secondo album ma la cosa poi ha preso una piega leggermente diversa, tipo una melodia che prende il nome di “New York City Serenade” tanto per capirci, suonata con tanto di orchestra al seguito. Fonti ufficiali parlano di 35.000 tagliandi venduti. Scommettiamo che ce n’erano 2.000 in più. Almeno il fiume in piena di persone all’uscita dava proprio quell’impressione.
The Cyborgs. Qui si paga pegno a non aver approfondito prima il loro repertorio. Mai nessuno in Italia ha suonato come supporter a un concerto di Springsteen, ma questi due “Cyborg 0 e Cyborg 1” hanno qualcosa di magnetico, proprio come il sistema binario: tutto lo utilizzano ma nessuno sa cos’è. E infatti fanno ballare tutti, una roba che ti parte dalle gambe sale per il bacino e finisce diritto alla testa senza sapere perchè. E’ bastata mezz’ora per convincere il pubblico, dalle 19:00 alle 19:30, un pò di presentazione che non guasta e i saluti: manca un’ora all’inizio dell’evento. E pensare che è stato proprio lui, Bruce, a volere fortemente un gruppo d’apertura.
Bruce Springsteen & The E-Street Band. Di solito sono precisi anzi addirittura giocano d’anticipo tra sorprese, pre-show e tutto. E ora si fanno attendere che nel frattempo continuano a entrare le persone e ti chiedi quanto spazio c’è ancora disponibile. Perchè vedi il palco, ti giri attorno e vedi il pubblico che non sai dove e quando finisce, proprio come lo show, 3 ore e 35 minuti dalle 20:43 alle 00:18. Il Maestro (con la M) Ennio Morricone è presente stasera, mentre sul palco sale la E-Street Band ma tra cuori di carta, luci e maxi-schermi le anime rispondono “yeah yeah” quando una voce grida “Can You Feel the Spirit?”. I signori in maglia rosa ci dicono che (da sempre) solo 4 volte un concerto è cominciato sulle note e le parole di “Spirit in the Night”. E gli crediamo. Bruce sale sul palco e si lascia guidare dal pubblico, si butta a capofitto proprio!
“My Love Will not Let You Down”, “Badlands”, “Death to My Hometown”. Poi “Roulette” e poi “Lucky Town”. Ok, va bene così respiriamo un pò. Il pubblico, sì, il pubblico guida letteralmente questa parte del concerto. Le richieste si alzano al cielo, il Boss ne prende sei o sette ed è come se dicesse – alla band: “ok, ragazzi cambio di programma: stasera si fa come dicono loro. Come vogliono loro”. “Summertime Blues”, “Stand on It”, “Working on the Highway” (che con quella chitarra acustica, vabbè che ve lo dico a fare), “Candy’s Room”, “She’s the One”, “Brilliant Disguise”, “Kitty’s Back”, “Incident On 57th Street”. Proprio così, “senzapausatuttoattaccato!”
“Rosalita (Come Out Tonight)” è un tripudio di energia, una valvola di sfogo, un brivido che comincia dalle viscere e ti sale su per tutto il corpo mentre vedi la band sorridere e Springsteen domare il palco, letteralmente. E poi…
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“New York City Serenade”. Al termine ha salutato tutti i componenti dell’Orchestra Sinfonietta di Roma, li ha chiamati per nome, un pò come se un gruppo d’amici si ritrovano a suonare per una sola sera, per un unico e indimenticabile momento (uno sguardo al sorriso della violinista, quella in penombra sulla destra ma che si faceva sentire) e ne esce fuori qualcosa di surreale, sublime, fervido.
“Shackled and Drawn”, dove Bruce si cimenta in un balletto epico: prova a chiedere alle donne presenti quali emozioni ha suscitato quel balletto. “Darlington County”, “Bobby Jean”, “Waitin’ on a Sunny Day” (si rinnova la tradizione del bambino scelto tra il pubblico che stavolta singhiozza per l’emozione “Fantastico” Fantastico! Fantastico”), “The Rising”, “Land of Hope and Dreams” (“This is Land of Hope and Dreams” aprendo le braccia al pubblico). “Born in the USA”, “Born to Run”, “Dancing in the Dark” dove strappa una promessa di matrimonio a due ragazzi (su invito di lei): meglio di una benedizione! Si vede che è la serata delle spose, dal momento che sul palco salgono anche due promesse spose con tanto di velo. “Tenth Avenue Freeze-Out”, “Twist and Shout”, “Shout” (cover dei The Isley Brothers) dove si sbizzarrisce, sembra non volerla finire più. Saluta tutti, Jake Clemons e Danny Federici sono su quel palco con l’ausilio dei maxi-schermi “Roma Te Amo! Roma Te Amo! Roma Te Amo!”. Torna con la chitarra e l’armonica…e con “Thunder Road”.
Tutto quello che riesco a dirvi su Bruce Springsteen e la leggendaria E-Street Band non sono riuscito a renderlo pienamente, questo lo so. E mi sono permesso di abbandonare (con qualche forzatura) un tono formale. Solo che non ci sono parole adatte per descrivere un tale tripudio di emozioni. Forse non mi riprenderò, mai!