7 Giugno 2012, Stadio Giuseppe Meazza Milano. Bruce Springsteen inaugura la prima del tour italiano Wrecking Ball, che proseguirà alla volta di Firenze e di Trieste. Ed anche queste altre due città concederanno i rispettivi stadi, Artemio Franchi e Nereo Rocco. Nonostante la “Zona Pit” sottostante il palco (in gergo chiamata gabbia) San Siro era gremito di persone da un’estremità all’altra. (Considerando fan e pubblico in delirio sulle tribune e nel parterre) si contavano 70.000 persone, 140.000 braccia alzate verso il cielo o in direzione di Springsteen. Che senza schermi si concedeva, a colpi di chitarra…o per invitare bambini a cantare e ballare sul palco (una bambina prima ed un bambino poi hanno cantato sulle note di “Waitin’ on a Sunny Day”, un’altra bambina ha ballato con il Boss sul palco sulle note di “Dancing in the Dark”). Tutto questo sotto gli occhi dei bodyguard, rimasti attoniti a guardare Springsteen che domava il suo pubblico senza che questo invadesse il palco, se non invitati dal domatore (anche quando, sempre sulle note di “Dancing in the Dark”, ha invitato a ballare con Jake Clemons una ragazza che glielo ha chiesto esponendo un cartellone con su scritto:“Bruce can I dance with Jake?”).
Bruce Springsteen – Dancing in the Dark – Stadio San Siro, Milano 7 Giugno 2012
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Efficiente l’organizzazione della Barley Arts Promotion, tutto si è svolto correttamente (compresi gli uomini della security che accompagnano le persone, onde evitare legittime scorribande) anche se il discorso non vale per la durata. Inizio ore 20:00 riportano i biglietti, previste 3:15 ore di musica – fine prevista per le 23:15. E invece un vero tornado ha scatenato la bolgia di San Siro con 3:40 ore di musica (oltre ai previsti bis dopo i saluti finali), cominciando seppure con ritardo alle 20:35 e terminando a notte inoltrata – l’orologio segnava le 00:20. Un bel colpo sferzato al famoso quanto obsoleto comitato anti-rumore di San Siro, conosciuto per le polemiche circa i decibel ed il “rumore” dei concerti, che già nel 2008 aveva presentato reclamo al Comune di Milano costringendo quest’ultimo a multare Springsteen per aver sforato l’orario delle 23 e 45 previste. E stavolta son stati 35 minuti in più, nonostante le luci dell’impianto accese alle 23:30. No, il pubblico non ci sta, ed invoca a gran voce “Bruce, Bruce, Bruce, Bruce, Bruce” costringedolo ogni volta ad inventarsene una nuova.
Un malumore circa questa trovata della lotteria per accedere alla zona Pit c’è stata. il sistema è stato democratico si, ma non meritocratico. In pratica si assegna un numero scritto a pennarello che da diritto a ricevere il bracciale (da 1 a 1500 persone) poi le restanti fino a riempimento zona Pit. Il risultato è che sono presenti almeno 2000 persone. Secondo il numero del braccialetto, poi, son state disposte 15 file da 100 persone ognuna ed un numero estratto (929) ha decretato il primo “fortunato” ad averne accesso. Il risultato è che il numero 928 è stato l’ultimo “fortunato” ad entrare. Ma non polemizziamo. Sembra giusto però dire che il pubblico italiano è conosciuto ed apprezzato dagli artisti internazionali per il calore e l’affetto che sono in grado di regalare; per questo è solito accamparsi fuori lo stadio già dal giorno prima, per garantirsi il posto in prima fila e scatenare gioia e follia rafforzando quell’empatia con l’artista.
Cancelli aperti, dunque, alle 13 e 30 per i possessori del bracciale al gate 15 e alle 14 e 15 per le persone in fila ai gate 4 e 10 per la zona Prato. A mano a mano lo stadio San Siro si riempie ma c’è un’apparente silenzio. Si trasformerà in attesa snervante poche ore più tardi, quando verso le 18:00 impazienti le persone si sono alzate e posizionate ad hoc fin sotto la transenna, invocando ad alta voce il Boss. Ancora qualche ultimo ritocco, l’ultimo controllo dei rispettivi backliner agli strumenti, la scaletta posizionata a dovere ai piedi del microfono, i tecnici delle luci prendono posto. Ore 20:00 la hola comincia sugli spalti, da un capo all’altro dello stadio, ma ancora niente. Ancora mezz’ora o poco più. Ore 20:35 – la E-Street Band sale sul palco, un membro alla volta, con Steven Van Zandt che precede l’entrata in scena di Bruce Springsteen con il pubblico in delirio, tutto questo mentre Max Weinberg (il batterista) comincia a strapazzare timpani casse e rullante della sua DW sulle note di “We Take Care of Our Own”.
(Questo video amatoriale, mostra l’entrata in scena di Bruce Springsteen e della E-Street Band – da notare come il Boss sia il primo ad entrare nel retro palco, ma aspetta i suoi compagni di viaggio che lo raggiungono velocemente mentre emozionato ed incredulo alza lo sguardo al cielo!)
Bruce Springsteen – Wrecking Ball Tour, Milano San Siro Intro & We Take Care of Our Own
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“Ciao Milanoooooooo…! Siete pronti?! Siete Pronti?! Siete Pronti?!”. Si Milano e l’Italia sono pronti ad esplodere, a cantare e ballare su una scaletta che conta 33 canzoni per 3h e 40 minuti di musica. Una guerra a suon di note. La rabbia, la forza, la palla da demolizione prende forma e comincia a distruggere tutto quello che di marcio c’è in questa realtà. Sospesi tutti tra una nota e la consapevolezza che davvero la musica può cambiare. “Wrecking Ball” è il secondo pezzo, di quelli sparati dritto allo stomaco e al cuore delle persone, cui seguiranno altre 31 canzoni…senza interruzione! Il terzo pezzo è “Badlands”, e non ha bisogno di presentazioni – visto che alcune persone si sono ritrovate alla parte opposta rispetto a dove si trovavano! “Death to My Hometown” (tratta dall’ultimo album) è il grido di rabbia e disperazione di un uomo che vede infranti i sogni e le speranze delle persone, abbandonate all’oblio.
“MyCity of Ruins” è un momento di raccoglimento, tutte le anime sono rivolte alla poesia e gli occhi sul palco, mentre quell’uomo di 62 anni introduce così:” In America sono stati tempi difficili…! Le persone hanno perso il lavoro, ed alcune sono senza casa. So che anche qui in Italia è stato così, perciò questa è una canzone che dedico a chiunque sta ancora lottando!” Parla in italiano, e si concentra affinchè arrivi il messaggio, salutando anche le persone vittime del terremoto in Emilia. Non solo, ma anche un pensiero alla moglie Patti Scialfa, durante la presentazione della band, chiedendo(si) ad alta voce “Dov’è Patti?!” – “a casa con i figli” risponde subito dopo – “ma saluta tutti..!”. Ed il saluto a Clarence Clemons e Danni Federici, che non erano presenti…fisicamente. Nel frattempo, Bruce allunga la mano e prende un pensiero da parte di un fan che aveva disegnato su un cartone l’ologramma dipinto di nero che ritrae la copertina dell’album “Born to Run”.
Passano così in sequenza “Spirit in the Night”, “E-Street Shuffle”, “Jack of All Trades”, “Candy’s Room”. Nè il pubblico, nè la band, nè Springsteen accennano ad un minimo di stanchezza e la festa comincia sulle note di “The Darkness on the Edge of Town”. “Johnny 99″ segue a ruota con “Out in the Street” (dove la folla in delirio ha cominciato a danzare come se non ci fosse domani e l’inconfodibile gesto di porgere il microfono al pubblico sull’urlo “…OhhhOoooHH OOOhhhhhh!”) “No surrender” (stesso discorso di Out in the Street) e “Working on the Highway”. Poi ancora “Shackled and Drawn” tratta dall’ultimo album e “Waitin’ on a Sunny Day”. Su quest’ultima è doverosa una precisazione.
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Durante l’esecuzione del pezzo, Springsteen si accorge che una bambina in braccio alla madre proprio in prima fila leggermente spostata a sinistra su vista fronte palco, canta a squarciagola il ritornello. Colpito ed entusiasta la prende a sé e la pone sul palco, porgendole il microfono…mentre quella vocina imbarazzata realizza subito di trovarsi dinanzi ad una platea immensa e timidamente riesce ad intornare le parole. Entusiasta, da gentlman accompagna la bimba nelle braccia della mamma e focalizza l’attenzione su di un bambino poco distante. Stesso discorso, ma il bambino impavido affronta San Siro, e se la cava a tal punto che il Boss invoca a gran voce: “…E-Streeeeeet Baaaaand, let’s go!” e via così verso la prossima canzone!
“The Promise”, è un rapporto tra Bruce e San Siro. Il piano la voce e il pubblico. Il ricordo del primo concerto di quel 21 Giugno 1985 e l’amore sprigionato in questa serata unica.”The River & The Rising…e Radio Nowhere” eseguita a sorpresa del pubblico, visto che la scaletta è stata modificata durante il tour più volte – soprattutto nel finale di questa sera. Seguono “We are Alive” e la stupenda “Land of Hope and Dreams”, con il sassofono di Jake Clemons ed il mandolino di Steven Van Zandt i cui applausi vanno da sé
I saluti sono una formalità. Il tempo di asciugarsi il sudore e di bere un pò (in una ciotola immergendo la faccia dentro come quando si andava a prendere l’acqua al pozzo) e via con “Rocky Ground” (sublime la frase “There’s a new day coming” in controtempo sulla cappella di Michelle Moore che continuava imperterrita “We’ve been traveling on a Rocky Ground”); “Born in the Usa” e “Born to Run” con lo stadio in delirio, “Cadillac Ranch” e “Hungry Heart”; per quest’ultima il via all’esecuzione è stata data dal Boss semplicemente battendo due botte sul cuore con la mano destra, e la E-Street Band ha risposto subito!