Tre italiani in gara contemporaneamente al Festival di Cannes, roba che non si vedeva da un bel po’ di tempo. Saranno Paolo Sorrentino, Nanni Moretti e Matteo Garrone, rispettivamente con “Youth – La giovinezza“, “Mia madre” e “Tale of tales“. I tre registi sono entusiasti di poter rappresentare l’Italia al Festival di Cannes, che potrebbe essere anche un ottimo trampolino di lancio per i prossimi premi Oscar. E tutti e tre sono conosciuti anche all’estero, Paolo Sorrentino più di tutti, visto che lo scorso anno si è aggiudicato la statuetta d’oro per il miglior film straniero con “La grande bellezza“.
Vista l’importanza dell’evento, Sorrentino, Moretti e Garrone hanno scelto di commentare insieme, dichiarando:
Siamo felici e orgogliosi di rappresentare l’Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano. I nostri film, ognuno a suo modo, cercano di avere uno sguardo personale sulla realtà e sul cinema; ci auguriamo che la nostra presenza a Cannes possa essere uno stimolo per tanti altri registi italiani che cercano strade meno ovvie e convenzionali.
Non succedeva dal 1994, quando al Festival di Cannes gli autori italiani erano stati ben quattro: “Caro Diario” di Moretti, “Le buttane” di Aurelio Grimaldi, “Una pura formalità” di Giuseppe Tornatore e “Barnabo delle montagne” di Mario Brenta. Le possibilità di una vittoria italiana a questo punto diventano più alte e a giudicare sulla Croisette ci saranno nientemeno che i fratelli Coen. Produzioni internazionali per Paolo Sorrentino e Matteo Garrone, quest’ultimo per “Tale of tales” ha scelto Salma Hayek, Vincent Cassel e John C. Reilly mentre il collega ha fatto incetta di attori premi Oscar con Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda. Ci saranno Margherita Buy, John Turturro e Giulia Lazzarini. Ancora non sono stati annunciati tutti i titoli in gara, ne arriveranno di nuovi nei prossimi giorni, nel frattempo Thierry Fremaux ha chiesto di evitare i selfie sul red carpet definendoli “una pratica ridicola”.