E’ il film fenomeno del momento, “Colpa delle stelle” (The fault in our stars) è la seconda opera di Josh Boone e la trasposizione cinematografica del romanzo di John Green.
Protagonisti di questa vicenda sono due adolescenti malati terminali di cancro, innamorati perdutamente l’uno dell’altra, che nonostante siano consapevoli di vivere gli ultimi giorni della loro vita, non rinunciano a tutta la felicità che possono strappare ai loro ultimi istanti e sono impersonati da Shailene Woodley e Ansel Elgort.
Il film si concentra quasi totalmente sui due protagonisti, Hazel e Augustus, lasciando spazio molto limitato agli altri personaggi. A giudicare dalle prime immagini, dai trailer e dalle presentazioni, “Colpa delle stelle” dà l’impressione di essere l’ennesimo film immaginato per il target di adolescenti, romantico, strappalacrime, un po’ anche alla Federico Moccia. Ma non è così e non perché di mezzo ci sia il cancro. La malattia non viene mai messa in secondo piano, ma non viene nemmeno fatta risaltare in eccesso, qui Boone e Green si concentrano sulle storie personali di due giovanissimi ragazzi costretti a convivere da sempre con il dolore e la consapevolezza di una morte imminente.
Hazel non riesce più a respirare senza la sua bombola d’ossigeno, Augustus è spavaldo e sicuro di sé ma anche lui ha dovuto fare i conti con la malattia diventando un’ex promessa del basket, costretto a farsi amputare una gamba. I due si incontrano durante una seduta di un gruppo di supporto e da allora nasce un rapporto destinato ad evolversi e a diventare amore profondo, reale e incondizionato. Hazel ha una passione spropositata per lo scrittore Peter Van Houten e il suo romanzo “Un’imperiale afflizione“, Augustus pur di starle vicino decide di avvicinarsi alla grande passione della ragazza, che legge e rilegge il libro per sfuggire ad una realtà che l’ha già condannata. Ma l’arrivo di Gus sconvolgerà tutti i suoi piani, portandola su un aereo per Amsterdam e permettendole di vivere esperienze incredibili, prima di doversi completamente rassegnare.
A differenza del romanzo di John Green, il film “Colpa delle stelle” omette tutti i dettagli più crudi della malattia, concentrandosi sui sentimenti e le reazioni dei due ragazzi. “Ci sono infiniti che sono più infiniti di altri” e due personaggi che hanno caratteri opposti e inevitabilmente finiscono per attrarsi: Gus è un ragazzo affascinante, brillante, con la battuta sempre pronta, carico di positività, che non vuole rassegnarsi all’idea di non essere ricordato dopo la sua morte; Hazel è molto più pragmatica, a volte cinica, ma concreta e nonostante ciò non rinuncia a vivere tutte le emozioni che può cogliere.
“Colpa delle stelle” scorre piacevolmente, le emozioni dei due protagonisti travolgono, Shailene Woodley si riconferma un’attrice di talento, Ansel Elgort si cala perfettamente nei panni del suo personaggio, che cela il dolore e le paure sotto la sua corazza da duro e tra le battute. Passano in secondo piano i genitori di Hazel, sempre presenti per la figlia ma un po’ marginalizzati nel film, così come il personaggio di Willem Dafoe, interessante, enigmatico e da approfondire, ma che non ha trovato il suo giusto spazio e la possibilità di esprimersi pienamente.
Al di là delle frasi che diventeranno sicuramente virali, le citazioni, gli omaggi, gli aforismi, “Colpa delle stelle” non rimane confinato al genere del dramma adolescenziale, è intenso ed è toccante. Preparate i Kleenex e non perdetevelo, se non siete convinti date un’occhiata agli incassi registrati negli USA.