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I Subsonica alla prova dell’otto a Bologna

Come si possono condensare venti anni di carriera, otto dischi e innumerevoli concerti in uno spazio di poco meno di 150 minuti? Operazione impossibile, forse, ma il tentativo, onorevole, va fatto, soprattutto per ricordarsi chi si era e cosa si è diventato nel corso del tempo. E il tentativo hanno provato a farlo i Subsonica, lunedì 11 febbraio 2019, all’Unipol Arena di Casalecchio di Reno, in provincia di Bologna, in occasione della tappa felsinea del loro “8 Tour“, disco che porta sui palchi di tutta Italia la loro ultima fatica discografica, a distanza di ben quattro anni dal penultimo disco “Una nave in una foresta”.

Il concerto comincia praticamente in orario e le luci del palco si accendono per mostrare, a un pubblico entusiasta, la formazione dei cinque ragazzi di Torino in gran spolvero: dalla sinistra alla destra Davide “Boosta” Dileo alle tastiere, Luca “Vicio” Vicini al basso, Samuel Romano alla voce, Enrico “Ninja” Matta alla batteria e Massimiliano “Max” Casacci alla voce. Quale modo migliore per partire se non con “Bottiglie rotte“, il singolo di lancio del nuovo disco?

Basta poco, però, per tornare al passato, e subito il pubblico si scatena sulle note di “Discolabirinto” e con la cover di “Up patriot to arms” del Maestro Franco Battiato. Dopo aver scosso il palazzetto con “Nuova ossessione“, la band comincia un piccolo excursus nel nuovo disco, suonando in sequenza “Jolly Roger”, “Fenice” e “Punto critico“, terzo singolo promozionale del nuovo disco. La risposta del pubblico non è eccezionale, tanto che è lo stesso Samuel a “redarguire” bonariamente il pubblico.

Dopo la band si abbandona ad un medley di alcuni dei suoi successi, come “Liberi tutti“, “Il diluvio” e “Perfezione” con una dedica a Lucio Dalla con una strofa di “Com’è profondo il mare“, con come sottotitolo l’applauso commosso del pubblico. Subito dopo la pedana dove si trova Samuel si alza sul pubblico per l’esecuzione de “L’incredibile performance di un uomo morto” prima di una piccola pausa.

Dopo la pausa la musica continua: è il tempo di “Respirare“, secondo singolo del nuovo disco, e di “Cieli in fiamme“, altro pezzo del nuovo album. Arriva sul palco il rapper torinese Willie Peyote per eseguire con la band prima il brano “L’incubo“, poi un suo brano “I cani” e infine “Radioestensioni“. Il “fratello sabaudo” saluta ed è il tempo di un nuovo medley tra “La glaciazione” e “Nuvole rapide“.

È il momento di ricordare un passato quasi dimenticato: un brano come “Veleno” è difficile da ascoltare dal vivo, a differenza di “Aurora sogna” e “Depre“. Poco dopo è il momento della commovente dedica al produttore discografico Carlo Rossi con “Le onde” e del ricordo della propria città con “Il cielo su Torino“. Continua il navigare dentro altri dischi con brani come “L’odore” e “Abitudine“, prima della apprezzatissima “Benzina Ogoshi“: il concerto si avvia verso la sua fine e il penultimo brano è quello che Vicio definisce scherzosamente “il camposanto dei Subsonica“, ovvero “Tutti i miei sbagli“. La serata si chiude con la performance da brividi di “Strade“, brano amatissimo dai fans ed eseguito alla perfezione.

Che dire, sono state due ore e mezza intensissime: la band è in forma smagliante, si muove con l’agilità di un ventenne e suona con la cattiveria di un adolescente. Le canzoni del nuovo disco hanno superato la prova dell’otto (perdonatemi il gioco di parole) con il confronto con l’atmosfera live e il pubblico ha risposto alla grande, con un palazzetto talmente gremito che si è dovuto replicare il giorno dopo. Si vede che c’era molta attesa di questo tour (lo si poteva intuire dopo aver letto alcuni commenti sotto i video del canale VEVO della band), e l’attesa è stata ben ripagata. È proprio il caso di dirlo: bentornati, Subsonica.

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