Yuko Moriguchi (Takako Matsu), insegnante delle scuole medie, annuncia ai propri studenti la decisione di ritirarsi dall’insegnamento. Un grave lutto ha infatti segnato al vita della donna: la sua unica figlia, Manami, è stata uccisa brutalmente. Yuko sa che gli assassini della figlia siedono nella sua classe ed è altrettanto consapevole del fatto che, protetti dalla legge di tutela minorile vigente in Giappone, non possono essere perseguiti per il loro terribile atto. Durante la sua ultima lezione alla classe, Yuko racconta la sua drammatica storia, rivolgendosi direttamente ai due assassini chiamandoli studente A e studente B, per non rivelarne l’identità, benché le sue descrizioni facciano intuire a tutti i compagni che sta parlando di Shuya Watanabe (Yukito Nishii) e Naoki Shimomura (Kaoru Fujiwara).
Il primo è un ragazzo geniale, con la passione per l’ingegneria ma segnato da una costante ricerca di approvazione e da una profonda inquietudine; il secondo è una figura anonima, carica di rancore e desideroso di vendicarsi dell’insegnante, rea di occuparsi troppo della figlia e troppo poco della sua classe.
Terminato il suo racconto, Yuko sorprende tutti, confessando di aver iniettato il sangue infetto dall’HIV del proprio compagno nei cartoni del latte ingeriti da Shuya e Naoki. Dopo questo episodio, il primo diventerà vittima del bullismo dei compagni; il secondo, impaurito dalla possibilità di contagiare gli altri, non uscirà più di casa. Ma la vendetta di Yuko Moriguchi è solo all’inizio…
Con tre anni di ritardo, arriva finalmente nelle sale italiane “Confessions” di Tetsuya Nakashima, film selezionato dal Giappone come rappresentante all’Oscar per il miglior film straniero (entrò nella short list di nove titoli, ma mancò la nomination finale) e vincitore del Black Dragon Audience Award all’edizione 2011 del Far East Film Festival di Udine.
“Confessions” è un film sontuoso e dolente, il racconto disperato e nichilista di un’umanità spietata, brutale e feroce. Tetsuya Nakashima costruisce sapientemente un gioco di incastri narrativi in cui i ruoli di vittime e carnefici si capovolgono costantemente: in tal modo nessuno si salva, tutti lacerati da un odio distruttivo che si manifesta in svariate forme.
“Confessions” spiazza e lascia di stucco per la sua capacità di essere opera visivamente ricchissima, filtrata attraverso un’estetica sbandierata (tra ralenti, dissolvenze incrociate, ellissi narrative e montaggio analogico) ma mai gratuita e compiaciuta, al contrario sempre funzionale. Una fotografia gelida e al contempo abbacinante e una splendida colonna sonora (capace di spiazzare da Bach ai Radiohead) contribuiscono a rendere memorabile e vibrante la confezione filmica. Il virtuosismo del regista si sposa alla perfezione con uno stile visionario centellinato per buona parte del film, salvo esplodere in tutta la sua debordante magnificenza nel magnifico finale, astratto e struggente.
“Confessions” è un romanzo di formazione alla crudeltà, un viaggio sconvolgente nei meandri più oscuri della mente umana, lucido e disincantato nel tratteggiare un quadro di miseria morale e malessere esistenziale.
I due assassini non si pentono minimamente per il loro terribile gesto, consci della loro inattaccabile impunità in quanto minorenni, e anzi essere accusati direttamente dalla loro insegnante fanno sfoggio di una cattiveria e di un disprezzo verso gli altri quasi sorprendenti. Ma anche Yuko Moriguchi accecata dall’odio e dal desiderio di vendetta mette in luce il suo lato più meschino e disumano.
Tra i più duri e pessimisti film degli ultimi anni, “Confessions” è l’agghiacciante fotografia di un mondo allo sbando, lacerato da conflittualità interiori, rancori, incomunicabilità, nonché violenza e vendetta come uniche vie di salvezza dal proprio dolore.
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