Abbiamo avuto modo di vedere in più occasioni, negli ultimi anni, che la Disney sembra essere a corto di idee. Ed una delle tendenze che meglio manifestano questa difficoltà, è quella di andare a scavare nelle storie di personaggi già noti al grande pubblico, rivisitandole e trasformandole in live action o raccontandole da un punto di vista inedito. Dopo “Maleficent”, per continuare sul filone dei villain, è arrivato il turno di “Crudelia”. La celeberrima Crudelia DeMon de “La carica dei 101” è uno dei cattivi più cattivi del mondo Disney ma con questa rivisitazione, in cui ad interpretarla c’è Emma Stone, lo scopo è quello di spiegare e in qualche modo giustificare la sua cattiveria e la sua psicopatia. L’apologia dei villain, in sostanza, fatta con un cast di alto livello che da solo non può reggere le mille pecche della sceneggiatura e, più in generale, della storia di partenza, che ne abbatte praticamente tutto il fascino.
Crudelia di Craig Gillespie, trama
La voce fuori campo di Emma Stone racconta tutti i passaggi della storia della protagonista, fin dalla sua infanzia. Estrella Miller è una bambina diversa dagli altri, non solo nell’aspetto – per via dei suoi capelli bicolore – ma anche per il suo genio, l’estro creativo ed anche un pericoloso e inquietante tocco di cattiveria. Estrella, nonostante i consigli della madre, continua a creare problemi a scuola, per cui le due si trasferiscono a Londra, nel tentativo di crearsi una nuova vita. Qui tutto cambia velocemente ed Estrella si ritrova ad essere orfana nel giro di una notte, pronta ad affrontare una nuova vita da sola in una metropoli che non conosce. Nonostante tutto, Estrella continua a coltivare la sua passione per la moda e incontra Jasper (Joel Fry) e Horace (Paul Walter Houser), con i quali crescerà vivendo di furti, sfruttando il suo talento per creare travestimenti perfetti. Per Estrella le cose cambiano davvero nel momento in cui inizia a lavorare presso i magazzini Liberty, dove riesce a farsi notare, seppure in maniera insolita, dalla Baronessa, la stilista più importante e influente in circolazione. Da qui, il suo sogno di lavorare per la sua icona diventa una vera e propria realtà, che però porta con sé rivelazioni sconvolgenti.
Tutto glamour, niente arrosto
La sceneggiatura porta le firme di Dana Fox, Tony McNamara, Aline Brosh McKenna, Kelly Marcel e Steve Zissis, mentre la regia del film è stata affidata all’australiano Craig Gillespie (Tonya, Fright Night), che però sembra essersi concentrato maggiormente sull’estetica che sulla sostanza. Dal punto di vista estetico, infatti, “Crudelia” è un film impeccabile e curato nel dettaglio, che richiama le atmosfere cupe della Londra punk degli anni Settanta, in netto contrasto con lo sfarzo in cui vive la Baronessa impersonata da Emma Thompson. Perfetti trucco e parrucco ma soprattutto i costumi, opera della Premio Oscar Jenny Beavan (Camera con vista, Mad Max: fury road), raffinati ed estrosi al punto giusto, in grado di raccontare le sfaccettature delle due protagoniste principali. Un’altra importante nota di merito va alla colonna sonora di “Crudelia”, che influisce sul risultato finale molto più di quanto si possa pensare e che include pezzi di Nina Simone, The Doors, The Clash, Rolling Stones, The Stooges.
Al netto di questo, “Crudelia” suona come l’ennesima forzatura, farcita peraltro di un eccesso di politicamente corretto (tipicamente disneyano) che toglie moltissimo al fascino del personaggio. La storia di Estrella, che a tratti fa molto (o troppo) “Il diavolo veste Prada”, riscrive un personaggio iconico, portando lo spettatore ad empatizzare e a giustificarne le azioni, anche le più spregevoli, senza renderlo nemmeno così tanto gradevole o particolarmente memorabile, nonostante gli evidenti sforzi di Emma Stone. Magra consolazione: di questa nuova tendenza della Disney di recuperare le vecchie storie, tuttavia, “Crudelia” rimane forse il prodotto migliore.