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Debiti Serie A: Moratti ha speso 1160 milioni per l’Inter

Debiti Serie A. Mondo del calcio in piena crisi, fair play finanziario alle porte e presidenti italiani che tagliano le spese. Il periodo che sta attraversando la serie A non è dei migliori e un’inchiesta della Gazzetta dello Sport ha sottolineato come i dieci patron delle maggiori società della massima serie abbiano speso di tasca loro circa 2.5 miliardi di euro! Cifre da capogiro che fanno capire quanto possa essere difficile gestire un club, puntando più sui soldi che sulle idee. Ora è arrivato il tempo del “taglio dei costi” causato soprattutto della crisi mondiale che ha causato una notevole riduzione dei guadagni nelle maggiori attività dei vari presidenti italiani. Pochi giorni fa Zamparini, presidente del Palermo, ha dichiarato che ormai ha speso tutto nel calcio.

Ultimamente voci di possibili cessioni societarie sono aumentate a dismisura. Lo stesso patron siciliano aspetta l’arrivo degli arabi per poterlo aiutare negli investimenti in società. Anche il Milan di Silvio Berlusconi sta trattando (nonostante le varie smentite) la cessione del club che comanda dal lontano 1986 ed infine Moratti, presidente dell’Inter, colui che detiene il record di investimenti personali in un club, valuta la possibilità di inserire imprenditori cinesi in società. Periodo difficile, sotto tutti i punti di vista, dai risultati in campo europeo, ai guadagni sempre più bassi e infine all’appeal in discesa rapida.

Maurizio Zamparini
Zamparini, presidente del Palermo © Tullio M. Puglia/Getty Images

Nonostante tutto, il calcio rimane lo sport più seguito in Italia, nonché quello che fa girare il maggior numero di soldi. Il problema è il modo di investire sbagliato, spesso portato avanti per la voglia di vincere o di provare a vincere (dipende dai casi) e in alcuni casi anche per interessi personali che ben si uniscono con il mondo pallonaro. In questa inchiesta sono state scelte le dieci società con i presidenti più spendaccioni: Fiorentina, Genoa, Inter, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Palermo, Sampdoria e Udinese.

FIORENTINADiego Della Valle – Il patron viola, proprietario dell’industria Tod’s (azienda di calzature), ha investito in dieci anni di presidenza nella società toscana ben 165 milioni di euro di capitali privati per poter rilanciare il club (acquistato nell’estate 2002 dopo il fallimento) nelle zone nobili della Serie A, con una risalita lampo dalla ex C2 fino alla massima serie.

GENOAEnrico Preziosi – E’ il re dei giocatoli per bambini. Grazie alla sua azienda “Giochi Preziosi”, ha potuto investire importanti somme personali nel mondo del calcio, a volte senza successo (vedi Saronno e Como fallite). Il presidente rossoblu, dal 2003 proprietario del Genoa, ha speso ben 64 milioni di euro di tasca propria per le varie ricapitalizzazioni.

INTERMassimo Moratti – Amministratore delegato della Saras (raffinazione del petrolio) di cui il fratello è presidente (dopo aver ereditato l’industria dal padre). E’ al momento il presidente più spendaccione della Serie A con i suoi 1160 milioni di euro investiti personalmente nella società, riuscendo a centrare importanti vittorie solo nell’ultimo periodo. Ora ha deciso di chiudere la cassaforte, entrando nell’ottica delle idee di un autofinanziamento societario (così come richiedere il fair-play finanziario).

JUVENTUSAndrea Agnelli – Uno dei più “giovani” (per esperienza) dei presidenti di serie A. Ha ereditato dal padre la gestione della Fiat e dal 2010 la presidenza della società bianconera. In soli due anni ha speso 141 milioni di euro in capitali personali, che però gli sono valsi uno scudetto e soprattutto la costruzione del nuovo Juventus Stadium che porterà notevoli benefici nel corso degli anni al club juventino.

LAZIOClaudio Lotito – Imprenditore nel campo dei servizi di pulizia, manutenzione e sanificazione. Acquista la società biancoceleste nel 2004, ad un passo dal fallimento, investendo 21 milioni di euro (ma questi soldi non vengono conteggiati nel calcolo dei 2.5 miliardi di euro dell’inchiesta). Il patron laziale è uno dei pochi presidenti a non aver utilizzato capitali propri nella gestione del club.

MILANSilvio Berlusconi – Magnate milanese nel settore della televisione. Acquista la società rossonera nel 1986 investendo parecchi capitali personali. Circa 600 milioni di euro che sono serviti a vincere tanto nel calcio (sia in ambito nazionale che europeo) che in politica, visto che spesso le sue campagne elettorali coincidevano con qualche colpo a sorpresa del club. Con la crisi mondiale i suoi guadagni sono calati, tanto da far pensare ad una cessione societaria.

NAPOLIAurelio De Laurentiis – Il produttore cinematografico, presidente della società partenopea dal 2005, in seguito al fallimento del club con conseguente partenza dall’ex C1. E’ riuscito, grazie ad un’ottima gestione dei ricavi, ad investire poco o nulla, tanto da far diventare nel giro di pochi anni, il Napoli un modello da imitare sotto il punto di vista dell’organizzazione e delle spese.

PALERMOMaurizio Zamparini – Imprenditore immobiliare commerciale. Costruisce e avvia grandi centri commerciali per poi rivenderli. Dal 2002 è presidente della società siciliana, rilevata dai Sensi per 15 milioni di euro. In dieci anni ha rimesso quasi 60 milioni di euro di fondi personali, tanto da “denunciare” la sua impossibilità a continuare questa avventura, cercando nuovi acquirenti per il club.

SAMPDORIARiccardo Garrone – Presidente dell’azienda petrolifera ERG, acquista la Sampdoria nel 2002. Nonostante sia chiamato dai liguri “braccino corto” per il suo modo di operare in fase di mercato, il buon Garrone ha investito privatamente ben 181 milioni di euro per il rilancio del club blucerchiato. Risultati? Una qualificazione ai preliminari di Champions League e poco altro.

UDINESEGiampaolo Pozzo – Imprenditore nella lavorazione del legno, acquistò l’Udinese nel luglio 1986. Dopo i primi anni di assestamento, con conseguenti investimenti personali (circa 20 milioni in totale nei 26 anni di presidenza) è riuscito ad organizzare al meglio la società, permettendo di farla “vivere” senza bisogno di ricapitalizzazioni. Negli ultimi anni, grazie a questo modo di lavorare, ha potuto acquistare anche due società straniere (Granada e Watford).

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