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Diritti Tv, tutto rimandato al 3 maggio

La questione diritti televisivi in serie A è una delle più spinose che si siano mai affrontate in Lega Calcio. L’importanza della tematica è proporzionale, come sempre accade, agli interessi economici che muove ed, in tal caso, gli interessi sono notevoli, quantificabili in circa 200 milioni di euro.

Nelle scorse settimane si era registrata la netta spaccatura fra le cinque big, Juventus, Milan, Inter, Roma, Napoli, e le altre quindici medio – piccole, in particolare legata alla determinazione dei criteri di valutazione da adottare per stimare il bacino d’ utenza, ossia il parametro di riferimento per l’assegnazione delle quote sui diritti televisivi.

Inoltre, la querelle ha portato al ricongiungimento dell’asse Milano Torino, con Milan e Juventus di nuovo alleate dai tempi di calciopoli, nel chiedere il risarcimento agli altri 14 club che in assemblea hanno posto il veto all’incasso di 90 milioni per diritti Tv già erogati.

L’ assemblea di Lega di questa mattina, inoltre, ha avuto un esito importante e favorevole alle cinque big, poichè ha ha dichiarato non eseguibile la delibera votata dall’assemblea nella scorsa settimana con la quale si affidava a tre società demoscopiche la fase di analisi e rilevazione relativa all’ individuazione dei bacini d’utenza delle diverse squadre di serie A.

La votazione sulla mozione di ineseguibilità è finita 5 a 5: un pareggio, dunque, che ha rimandato la discussione sul tema alla prossima assemblea in programma il 3 maggio. Il pareggio, però, ha amareggiato il fronte delle medio piccole, che non ci sta a chinarsi di fronte allo strapotere economico e politico delle cinque grandi, sottolineando come la necessità di attingere alle risorse provenienti dai diritti tv sia da ambo le parti, ma, in particolare, per i club più piccoli che compiono maggiori sacrifici per la conduzione della gestione societaria.

 Il giovane presidente del Parma, Tommaso Ghirardi, all’ uscita dalla riunione odierna ha così commentato l’esito del confronto, perorando la posizione della sua “fazione” : ” Alla fine le grandi si facciano il loro campionato europeo e vorrà dire che le altre 15 faranno un campionato italiano dei poveracci. Penso che si stia degenerando. Chi vuole distruggere il calcio non è certamente chi fa dei sacrifici per portare avanti le proprie società e lotta quotidianamente coi bilanci e con la classifica. Credo che la gente sappia come stanno le cose. Stiamo discutendo di una cosa che non esiste, sono sei mesi che veniamo in Lega per ripartire queste famose risorse. Non siamo riusciti a trovare un accordo fino alla settimana scorsa; adesso invece ci si fa le cause, ci si querela” .

La fazione opposta, invece, cerca di giustificare la sua posizione accusando gli altri 15 club di interpretare  a proprio piacimento la regola di assegnazione dei diritti televisivi, danneggiando l’intero movimento calcistico. Il vicepresidente del Milan Adriano Galliani ha così commentato: “Questo tentativo da parte di 15 società di interpretare a modo loro la legge renderà le squadre italiane ancora meno competitive in Europa di quanto siano oggi”.

Ad Adriano Galliani, inoltre, fanno eco anche le parole di Ernesto Paolillo, amministratore delegato dell’Inter. In tal caso, i due club milanesi appaiono più che mai solidamente uniti dall’obiettivo comune: “Non c’è strategia e non c’è futuro e mi aspetto che torni la ragionevolezza, altrimenti Premier League e Liga saranno di un’altra pianeta rispetto al calcio italiano”.

La querelle sembra, dunque, infinita e difficile da risovere. Ognuna delle due fazioni ritiene di aver ragioni più valide dell’altra. I grandi club vorrebbero che la spartizione delle risorse andasse maggiormante a loro favore per premiare i loro maggiori investimenti e per premiare il loro maggiore appeal, per garantire, così, al calcio italiano di provare a tener testa ai grandi club Europei, per provare ad essere ancora protagonisti in futuro. I club medio – piccoli, invece, non vogliono vedersi ulteriormente ridimensionati, piegandosi senza protestare di fronte ad una situazione che ritengono assolutamente iniqua.

Non sarà facile venirne a capo: To be continued.

 

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