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Emotivi Anonimi: la recensione

Emotivi Anonimi: Jean-René, proprietario di una fabbrica di cioccolata, e Angélique, cioccolataia di talento, sono due emotivi al massimo grado. La passione comune per il cioccolato li fa incontrare. Si innamorano senza però osare confessarselo, e purtroppo la loro cronica timidezza minaccia di allontanarli uno dall’altra. Alla fine riusciranno a vincere la mancanza di fiducia in loro stessi e si metteranno in gioco rivelando i propri sentimenti.

Il film

Una divertente commedia Franco-Belga, sbarca nelle sale italiane nel periodo natalizio: in antitesi con volgarità e cinepanettoni, “Emotivi Anonimi”, diretto dal regista “emotivo” Jean-Pierre Améris si propone come scelta alternativa, o vera via di fuga dall’usurato e ridondante panorama cinematografico natalizio. Una breve pellicola (poco più di un’ora) che ha il pregio di non annoiare, grazie a una interpretazione brillante del duo Benoît Poelvoorde e Isabelle Carré: il primo, nei panni di Jean-René, un burbero proprietario di una fabbrica di cioccolato sull’orlo del fallimento, la seconda nel ruolo di Angélique, una “pasticcera” in incognito, assunta per risollevare le sorti dell’azienda.

Emotivi Anonimi

La emotività che accompagna Jean-Rene e Angélique è il vero leitmotiv del film,  resa realistica e irresistibile dai due attori  già nel primo incontro: il colloquio di lavoro. Un momento difficile per ogni candidato, solitamente agitato e in soggezione di fronte all’esaminatore. Ma cosa succederebbe se entrambi fossero allo stesso livello? Se entrambi condividessero un medesimo ansioso stato d’animo? La risposta è semplice: non può che nascere l’amore, anche perché non sempre “solo” gli opposti si attraggono. Pur faticando a guardarsi negli occhi, Jean-ReneAngélique inizieranno a frequentarsi, cercando di superare una barriera che entrambi frappongono tra se e il resto del mondo, riuscendo a coronare il loro amore tra appetitosi dolci a base di cioccolata in una magica atmosfera retrò.

Isabelle Carré

L’organizzazione

Gli Emotivi Anonimi sono una organizzazione che propone un programma, suddiviso in dodici tappe, molto simile a quello degli Alcolisti Anonimi, trattando l’emotività come una dipendenza da affrontare e sconfiggere. Paragonando l’assuefazione agli alcolici alla stressa stregua dell’incapacità di sviluppare rapporti umani. Collera, depressione, minima stima di se stessi, panico, gelosia sono solo alcuni dei disturbi legati all’emotività manifestati dagli ospiti della organizzazione. Lo stesso regista del film si è autodefinito un emotivo, lasciando intendere che il film abbia più di un tocco autobiografico.

Giudizio sul film

Nonostante l ‘interpretazione di alcuni comprimari di valore, non possiamo che definire “Emotivi Anonimi”, un film a due. Come in una impacciata danza moderna i due protagonisti del film si muovono a piccoli passi, girandosi intorno, studiandosi, dando vita a gaffe più o meno volute. Nel ruolo di JeanRené troviamo un Benoît Poelvoorde in gran forma, reduce dal successo di “Niente da dichiarare“, che si dimostra ancora una volta caratterista di valore, presentandoci un personaggio fuori dagli schemi, “un vero emotivo”, ricco di sfumature, dalle divertenti espressioni facciali e dai tic maniacali. Come quello che non gli permette di  separarsi da una ventiquattrore in cui tiene una serie di camicie, debitamente piegate, da utilizzare come cambio per evitare inopportuni aloni di sudore. Non molto conosciuto da noi, Poelvoorde ha esordito nel cinema dirigendo e interpretando  -insieme a Remy Belvaux e André Bonzel – il mockumentary “Il cameraman e l’assassino”, in cui l’attore belga veste i panni di uno spietato carnefice seguito nelle sue azioni da una troupe impegnata nella realizzazione di un documentario sul “mestiere” di assassino. Un vero cult, da utilizzare come controprova: Poelvoorde è davvero un attore versatile. In “Emotivi Anonimi” è affiancato dalla bella parigina Isabelle Carré (“Il rifugio”) che interpreta Angelique, una ragazza dal grande talento ma terribilmente insicura. Ci viene presentata come una talentuosa pasticcera, una leggenda del cioccolato, che grazie alle sue abilità risolleverà le sorti della azienda di cioccolato di Jean-René. Perché nelle favole non ci sono fabbriche in crisi, non ci sono licenziamenti, non c’è fallimento: c’è solo voglia di sognare.

Benoît Poelvoorde

Commenti finali

Due emotivi costretti a tirare fuori le unghie, tra goffi inviti  a cena, spericolate fughe dalla finestra del bagno (strepitoso Poelvoorde che “abbandona” la compagna a cena calandosi dalla finestrella dei servizi), improbabili inseguimenti, riunioni di gruppo, affannosi cambi di camicia e svenimenti improvvisi per una commedia che scorre via leggera nonostante tocchi un tema decisamente forte, quello dell’emotività, che non necessariamente significa timidezza. Il pensiero di non farcela, di sentirsi inadeguati, di essere incapaci anche solo di un  abbraccio, la paura di impegnarsi in una relazione con lo stesso e l’altro sesso sono temi apparentemente inadeguati per una commedia. Ma non in questo caso perché la ricetta del regista è vincente, l’atmosfera non viene appesantita da noiose diagnosi, i due protagonisti sono adorabili e si muovono nella più totale imprevedibilità, capaci di ignorarsi  e allo stesso tempo di lasciarsi andare a baci mozzafiato. Fino al degno epilogo

Consigliato: da utilizzare come una “preziosa” fuga da cinepanettoni vari

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