Escape Plan – Fuga dall’inferno rappresenta una occasione imperdibile per tutti i fan degli action movie e, in particolare, della coppia Stallone-Schwarzenegger che una volta conclusa la parentesi politica di quest’ultimo sembra abbiano colto al volo l’occasione per un regalo agli appassionati di genere. La pellicola è diretta da Mikael Håfström mentre il cast è completato da Jim Caviezel, Curtis “50 Cent” Jackson, Sam Neill, Vinnie Jones e Vincent D’Onofrio.
Trama
Ray Breslin (Stallone), una delle principali autorità mondiali nel campo della sicurezza delle strutture carcerarie, decide di accettare un ultimo incarico: evadere dal segreto e tecnologico penitenziario di ultimissima generazione denominato “La Tomba”. Ingannato ed ingiustamente imprigionato, Breslin si trova costretto a coinvolgere un altro detenuto, Emil Rottmayer (Schwarzenegger) per concepire una fuga, tecnicamente impossibile, dall’inespugnabile carcere.
Giudizio
Avendo inevitabilmente raggiunto una certa maturità – non solo anagrafica ma anche recitativa – era immaginabile prevedere una pellicola non “abbondante” di furiosi corpo a corpo (anche se non manca una bella scazzottata in stile vecchia scuola) o virili prove di forza, bensì più architettata e delineata in profondità – e su più livelli, come la prigione stessa – per donare i personaggi di una caratterizzazione culturale di più ampio respiro. Ed ecco che quindi Stallone, ex procuratore distrettuale, è a capo di una florida azienda impegnato in prima persona nel permettere ai vari penitenziari degli Stati Uniti di non venire “violati” nei loro potenzialmente fragili sistemi di sicurezza, e Schwarzenegger (che probabilmente un uomo come Breslin lo avrebbe voluto al suo fianco anche ai tempi del “Governator”) il più fidato collaboratore di un hacker informatico che agisce in stile Robin Hood idealizzando di mettere in ginocchio il sistema bancario mondiale. Tra i due “non” litiganti (ebbene sì, molti rimarranno delusi, speranzosi di trovare i due eroi del cinema d’azione uno contro l’altro) il terzo, un perfido direttore del carcere ben interpretato da Jim Caviezel, gode. Nel fermo e un po’ sadico comportamento del direttore che sembra trarre piacere dalla tortura fisica e mentale dei detenuti si nasconde in effetti un archetipo di genere o, se preferite, uno stereotipo carcerario tipico.
Lo schema narrativo concepito dallo sceneggiatore Chapman, capace di immergersi per mesi nello studio dell’architettura carceraria, funziona anche perché, come già sottolineato, si muove per livelli. Dietro i due “eroi” ingiustamente ingabbiati si nascondo microgruppi che lavorano per la loro liberazione anche se sono soprattutto lievi boccate d’aria considerato che la maggior parte dei 105 minuti di “Escape Plan” si svolgono tra le soffocanti mura de La Tomba.
Con l’abolizione del machismo a vantaggio dell’intelletto, però, la performance di Stallone e Schwarzenegger non è all’altezza della situazione. O meglio, non è indispensabile. I dialoghi sono ridotti all’osso e se approfonditi ricordano più un Liam Neeson ultima maniera (vedi “Taken 2”), provocando involontaria ilarità. Se consideriamo, poi, che entrambi i protagonisti sono abbastanza avanti con l’età, la credibilità di certe gesta lascia con l’amaro in bocca. Esclusivamente, però, per chi vuole analizzare la pellicola con gusto critico. Per il resto, vale la pena ricordarlo, sono presenti sparatorie, sguardi in camera ammiccanti di Schwarzy, una scalata ai limiti dell’impossibile, con tanto di vene sul braccio in pre-esplosione, di Sly e una presenza scenica comunque imponente dei due.