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Eva Poles: “DuraMadre”. La recensione

Ci troviamo davanti ad una voce che conosciamo già molto bene, quella di Eva Poles. I nomi, possono essere effimeri ma, la musica e una voce non lo sono mai. Ecco che appena parte una qualsiasi traccia di “DuraMadre”, il collegamento ai Prozac + è più che ovvio se avete vissuto in pieni anni Novanta la vostra adolescenza e se la band friulana era in loop costante fra gli ascolti.

Questa, è la recensione del progetto solista dell’indimenticabile voce della band nata a Pordenone nel 1995 e che per anni è stata uno dei nuclei italiani più forti musicalmente e come contenuti; non vogliamo dunque concentrarci assolutamente sui ricordi ma, inevitabilmente alcuni confronti risultano spontanei.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Eva Poles in una roundtable davvero illuminante, dove abbiamo colto il significato di questo progetto, di questo disco che quasi si può paragonare ad una vera e propria rinascita, prima di tutto interiore e in secondo luogo musicale. E’ un disco che suona molto più ricercato dei lavori dei Prozac +; come giustamente ha sottolineato la stessa cantante, il genere proposto dalla band è molto diverso da questo lavoro che si avvicina maggiormente a sonorità rock-pop. La voce, dunque, viene vista in una luce completamente diversa.

La storia musicale e la carriera di Eva Poles è sicuramente una base importante per capire questo disco ma soprattutto per avere un quadro della situazione chiaro sulla nascita di questo lavoro e sui progetti che la cantante ha portato avanti negli ultimi anni. Una frase, durante la chiacchierata con Eva, è emersa lampante e quasi riassuntiva di tutta l’essenza che si porta con sé: “non ho mai fatto niente di diverso dalla cantante, sono stata molto fortunata”.

Eva Poles: “DuraMadre”, l’analisi del disco

“DuraMadre” scorre così veloce che arrivati alla fine ci si chiede quasi se l’ascolto del disco sia già finito e, quindi, si opta per il repeat immediato. Dieci canzoni che compongono un progetto da cui emergono subito alcuni aspetti: una cura e una scelta musicale certosina accompagnata da una scrittura molto personale. Si sente immediatamente che “DuraMadre” non è stato costruito in una settimana e registrato frettolosamente.

Chi scrive, probabilmente, ha un debole per questa voce che ho sempre trovato profondamente incisiva e d’impatto, anche nelle canzoni dei Prozac +, anche in quelle dove magari emergeva maggiormente il potente suono che stava dietro oppure un testo altrettanto forte. La scrittura delle canzoni dei Prozac + era affidata a Gian Maria Accusani, ora, in questo disco, la “penna” ritorna fra le mani di Eva che desidera rappresentare la sua vita, le sue paure, i suoi incubi.

Eva "DuraMadre"
Eva - "DuraMadre" - Artwork

Tracklist – “DuraMadre” – Eva:

  1. Malenero
  2. 6
  3. Cadono Nuvole
  4. Il Giocatore
  5. Temporale
  6. Chainless
  7. La Prima Scelta
  8. L.I.U.S.S.
  9. Il Nemico
  10. Regina Veleno

1. “Malenero”: il disco si apre con “Malenero” e ci troviamo davanti ad uno dei testi più belli dell’intero disco. La potenzialità di “Malenero” emerge fin dal primo ascolto. Eva racconta un incubo ricorrente della sua infanzia dove l’elemento fondamentale è l’acqua: “Cavalcando il vento tra le onde, onde di un mare nero che mi confonde / Cavalcando il buio tra le onde, onde di un mare nero che mi nasconde”. Ci sono diverse assonanze in questo testo, nonché il ritornello in rima che aiuta a sentire il brano musicale fin da subito. Una ottima partenza.

2. “6”: quante volte ci siamo trovati a vedere l’erba del vicino sempre più verde della nostra? Un testo che racconta proprio dell’incapacità di vedere la realtà. Ancora una volta la protagonista è una voce e una musicalità nel testo che scivola leggera, molto leggera, seppur le tematiche non siano certo così facili da affrontare.

3. “Cadono Nuvole”: è il singolo che abbiamo avuto modo già di sentire e vedere con tanto di video che è un intero simbolismo. “Cadono Nuvole”, un po’ come “Malenero” è un brano che sulla carta (e non solo a quanto pare) risulta avere una costruzione musicale molto solida. Da questo brano emerge la voglia di voler togliere il potere che le persone hanno di ferire gli altri. Ci sono frasi assolute, senza possibilità di ritorno, ma il brano non risulta così duro come potrebbe essere. Ancora una volta merito di una musicalità che in qualche modo riesce a “smorzare” gli angoli troppo appuntiti del testo che, però, ha un senso compiuto quasi sia una costruzione circolare, quasi sia un “tutto torna”.

4. “Il Giocatore”: questa canzone ricorda profondamente la potenza dei testi dei Prozac +, ed è strano visto che la mano non è la stessa. Un brano che cattura da subito, che sembra essere assolutamente una delle tracce che live troverà un senso ancora più forte. Si, ce la immaginiamo proprio cantare a squarciagola questa canzone.

5. “Temporale”: per questo brano, il giudizio, è molto simile alla traccia precedente. C’è rabbia, incazzatura, adrenalina, energia, in questa canzone supportata da un ritornello che fa tanto ragazze pon pon alternative.

6. “Chainless”: unica canzone in inglese del disco e unica canzone che non porta la firma di Eva Poles ma quella di Marta Innocenti che a detta della stessa cantante ha riuscito a costruire una perfetta fotografia di ciò che lei stessa desiderava. Una traccia con una marcia diversa rispetto alle altre e che quindi si discosta piacevolmente, senza risultare per forza migliore o peggiore, semplicemente diversa.

7. “La Prima Scelta”: il mondo femminile raccontato da Eva Poles, un mondo che non sente poi così vicino. Il testo è stato scritto con la partecipazione di Max Zanotti, personaggio fondamentale per questo lavoro. Ancora una volta, un ritornello che incolla l’ascoltatore. Sì, è la classica canzone che ti ritrovi a canticchiare fin dal primo ascolto.

8. “L.I.U.S.S”: archi e una melodia dolce e delicata per una canzone che risulta una delle migliori del disco. Un momento profondamente intimo, quasi acustico, dove c’è solo la voce, un pizzico di archi e una ritmica minimale. “Lontano in una stanza stretta” è la canzone che non ci si aspetta in un disco del genere e che quindi stupisce ancor di più. Davvero da ascoltare e riascoltare.

9. “Il Nemico”: una delle canzoni più introspettive dell’intero lavoro. Basta il ritornello per raccontare questo brano: “Tu mi fai male sei come veleno ti devo evitare / Tu mi fai male sei come il vestito che voglio bruciare / Tu mi fai male sei come il veleno che devo evitare / Tu mi fai male”

10. “Regina Veleno”: la conclusione spetta ad una canzone che ha un significato importante per Eva. Brano nato con i Rezophonic a cui la cantante ha voluto dedicare un posto in questo disco in quanto particolarmente affezionata a questa canzone che “descrive come sono e come non vorrei essere. chi sono e vorrei divenire”.

Concludendo, ci troviamo davanti ad un disco profondamente completo. Ad un disco che porta, come dicevo nell’introduzione, ad un repeat continuo. E’ davvero un esordio solista con tanto di applausi, questo di Eva Poles.

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