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Extracomunitari, i club spingono per il secondo

Nello scorso mese di Luglio, la decisione voluta dal presidente della Federcalcio, Giancarlo Abete di ridurre il numero degli extracomunitari tesserabili dai club italiani da due ad uno, era stata assunta come possibile rimedio della crisi d’identità del calcio italiano, sull’onda del post fallimento del Mondiale di Sud Africa 2010, e sull’esigenza di dare una svolta in una situazione difficile.

La decisione in questione, però, non è mai stata condivisa dai club, che – nelle parole di Maurizio Beretta, presidente della Lega di serie A – esprimevano nello scorso mese di Luglio il loro grande disappunto: “Riteniamo che questa conclusione lasci l’amaro in bocca e non risolva i problemi del calcio italiano. E’ solo fumo negli occhi e rischia di essere il cosiddetto topolino partorito dalla montagna. La nostra posizione spingeva per restare con la situazione esistente, con la volontà di varare un progetto organico a più largo respiro. Non condividiamo questo approccio, perché il mercato è già aperto e si rischia di creare problemi a diverse società. Gli extracomunitari, tra l’altro riguardano quasi esclusivamente proprio i club del massimo campionato”.

Il provvedimento voluto da Giancarlo Abete, anche in accordo con il presidente dell’Associazione Allenatori Sergio Campana, era indirizzato ad una maggiore valorizzazione dei vivai italiani, limitando gli innesti degli stranieri nei club, per risollevare il movimento calcistico in un momento di aperta crisi. 

Ancora oggi, però, a distanza di diversi mesi, quella decisione non pare gradita alla gran parte dei presidenti, ed in particolar modo a Maurizio Zamparini e Lotito, grandi scopritori di talenti stranieri e soprattutto sudamericani. Ma anche gli altri club continuano a criticare tale decisione, ritenendola una delle possibili cause della ridotta competitività delle squadre italiane nelle coppe Europee, problematica risolvibile esclusivamente adoperando le medesime regole degli altri club continentali, unico modo per poter duellare ad armi pari.

In particolare, Adriano Galliani, Beppe Marotta e Pantaleo Corvino (sostenitore del completo accesso al mercato degli extracomunitari) risultano essere i più determinati contestatori della regola, ed appaiono fermamente convinti nel voler affrontare la questione e risolverla, per ritornare dalla prossima stagione alla quota di due extracomunitari tesserabili, e poter accedere, così, più agevolemente ai mercati sudamericani ed africani per rafforzare i propri organici.

Nel prossimo consiglio federale, dunque, la questione potrebbe essere affrontata, ed i principali club appaiono ottimisti in merito ad una risoluzione positiva: infatti, fonti vicine sia al Milan che alla Juventus sostengono la fiducia in tal senso di Adriano GallianiBeppe Marotta.

Non è casuale, comunque, la scelta della tempistica per sollevare la spinosa questione in consiglio federale. La mancanza di competività dei nostri club nelle competizioni europee appare chiara proprio in questi giorni, anche sull’onda negativa della pesantissima sconfitta casalinga dell’Inter (2-5) subita nella partita di andata dei quarti di finale della Champions League contro lo Shalke 04, ma anche constatando l’eliminazione precoce di Roma e Milan dalla Champions League (già agli ottavi di finale) e la totale assenza delle squadre italiane dalle fasi finali dell’Europa League.

L’eliminazione o la riduzione dei paletti sugli extracomunitari potrebbe essere la chiave di volta per ritornare ad essere protagonisti del calcio europeo e mondiale come accadeva in passato? Probabilmente no, ma – nella confusione generale del nostro sistema calcio – qualunque provvedimento innovatore potrebbe apparire risolutore: anche una decisione che innovatrice non è, poichè consisterebbe nel ripristinare lo status quo della scorsa stagione.  

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