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Faccia d’angelo: recensione del secondo episodio

Giunge alla conclusione “Faccia d’angelo”, la miniserie andata in onda su SKY, con protagonista La Mala del Brenta e il suo leader Felice Maniero. Nella produzione televisiva il celebre criminale, chiamato Il Toso, è stato interpretato da Elio Germano, affiancato da Katia Ricciarelli (interpreta la mamma del boss), Linda Messerklinger (la “pupa” del Toso), Andrea Gherpelli, Gianantonio Martinoni, Fulvio Molena Diego Pagotto. La sceneggiature delle due puntate – adattamento televisivo del libro di Andrea Pasqualetto, “Una storia criminale” – è stata curata da Andrea Porporati (anche nelle vesti di regista), Elena Buccaccio e Alessandro Sermoneta.

La seconda parte

Nella prima parte abbiamo assistito all’eziologia della banda che, approfittando del boom economico raggiunto dalla Regione Veneto, riuscì a scalare le vette della criminalità tra rapine, rapimenti, spaccio di droga e gioco d’azzardo. Un controllo del territorio ben radicato tanto da far sospettare gli inquirenti di trovarsi di fronte a una “Mafia” del Nord Italia. Sarà la svolta per le forze dell’ordine che riusciranno ad incastrare Il Toso che, all’inizio della seconda parte, viene arrestato mentre è impegnato in una cena “di lavoro”. Trasferito in un carcere di massima sicurezza sarà impegnato nello studio dell’architettura – funzionale al progetto di una clamorosa evasione – e stringerà amicizia con un detenuto imprigionato per reati politici. Nella provincia veneta l’assenza del boss  ha portato una ventata d’anarchia con nuove organizzazioni che provano a sovvertire lo status quo realizzato dalla Mala del Brenta, quest’ultima impegnata in una pericolosa faida criminale che porterà diverse vittime.

Faccia d'angelo

Giudizio sul secondo episodio

Decisamente più movimentato il secondo episodio trasmesso da SKY, anche se può apparire una contraddizione essendo, solitamente, la “scalata criminale” a garantire maggiore quantità di adrenalina e ritmi più serrati. Ancora una volta vengono messe in evidenza le capacità del Toso, non solo criminale, ma fine stratega e capace di decisioni repentine e astute. Notevole la ricostruzione della fuga dal carcere nonché lo sviluppo della faida con una sottotrama di tradimenti e vendette. Allo stesso tempo è visibile il lato umano del criminale,  nelle relazioni con la compagna, la madre e il figlio.

Una volta raggiunta la libertà, Il Toso diventa uno dei latitanti più ricercati, rinchiuso nella sua magione dorata e scortato dai compagni della organizzazione. Appare, però, decisamente solo come se fosse dotato di un intelletto superiore agli altri, visibile nella rapina – finita male – a causa della distrazione di uno dei suoi uomini. In modo velato viene fatto accenno alla corruzione (nella realtà Felice Maniero riuscì a compiere una rocambolesca evasione grazie alla corruzione di una guardia carceraria) e ai rapporti con la politica, ma in modo piuttosto marginale (ancora oggi non sono chiari i rapporti della Mala del Brenta con politici e servizi segreti).

Commenti finali

Una seconda parte che si sviluppa intorno alla figura del criminale, messo in paragone con le azioni degli altri uomini della Mala, a voler evidenziare la straordinaria capacità di comando del boss. Anche se può apparire più debole, rispetto al primo episodio, in realtà il percorso del Toso è piuttosto lineare e  conduce al potere, al lusso – sempre più sfrenato – e alla vanità esasperata.

Nel complesso “Faccia d’angelo”  è godibile ma risicata, dando l’impressione di una messa in scena frettolosa. Alcuni temi sono trattati in modo marginale e non tutti i personaggi sono all’altezza. Interessante la prestazione offerta da Katia Ricciarelli mentre Elio Germano se la cava, come sempre, in modo magistrale dando la seria impressione che – senza di lui – la serie sarebbe stata difficilmente digeribile.

Voto alla serie

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