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Febbre da fieno: intervista alla regista Laura Luchetti

Laura Luchetti non è appena approdata nel mondo del cinema, ma lo racconta con la passione e l’entusiasmo di chi ha appena lavorato ad un’opera prima, con la gioia dell’esordiente che mostra al mondo il suo piccolo lavoro, una piccola perla, con orgoglio e tante aspettative. “Febbre da fieno” arriverà nelle nostre sale il prossimo 28 gennaio e noi abbiamo avuto l’opportunità di parlare, seppure per poco, con Laura Luchetti, regista di questo nuovo lavoro cinematografico italiano che può vantare una collaborazione, la terza, con la Walt Disney.

Febbre da Fieno
La storia ha un sapore tutto vintage ed è ambientata a Roma, la splendida capitale che si divide tra antico e moderno. Questi sono proprio due degli elementi chiave di tutta la vicenda, una storia sul destino e sulle seconde opportunità, quelle che tutti noi, prima o poi, vorremmo avere. Matteo (Andrea Bosca) e Camilla (Diane Fleri) sono i protagonisti principali: lui perdutamente innamorato della sua ex Giovanna (Camilla Filippi), lei perdutamente innamorata di Matteo, che però non se ne rende conto, o almeno non in tempo. Il contrasto tra l’antico e il moderno, che è poi una delle caratteristiche che fa di Roma una delle città (se non la prima tra tutte) più belle del mondo, è una delle cose che più ci ha incuriosito ed è sicuramente una delle colonne portanti di tutta la storia, così come spiega la stessa Laura Luchetti:

Io e la scenografa (Cinzia Lo Fazio, ndr) quando ci siamo messe al lavoro, abbiamo scelto Roma per i due protagonisti. Lei è appassionata dell’800, della parte di Roma più conosciuta; lui invece è attratto dai graffiti, dal modernariato e dall’icona di questo secolo, il museo MAXXI, architettura contemporanea, dove va a nascondere gli oggetti.

Il Museo Nazionale delle Arti del XX Secolo di Roma è quindi uno degli scenari di “Febbre da fieno”, ed ancora una volta il film ci porta una ventata di freschezza e novità con una delle scene più romantiche girate proprio nel museo, all’epoca delle riprese non ancora inaugurato. Ma sul significato di questa speciale storia d’amore, o meglio, sull’amore, la regista prosegue:

Roma si incontra con i due protagonisti, ma il fulcro sono le seconde possibilità, gli oggetti appartenenti al passato che cercano una seconda chance, che possono rivivere, che cercano proprio quello che anche i protagonisti vogliono.

Tra oggetti che hanno ancora bisogno di sentirsi utili e persone che avvertono la stessa necessità, Laura Luchetti all’interno del film non dimentica di inserire l’elemento sociale, la descrizione di diverse tipologie di persone: Matteo è l’inguaribile romantico, talmente tanto da divenire in un certo senso “cieco”, Camilla aspetta che Matteo si accorga di lei e si innamora dal primo istante. Attorno a questi due personaggi, però, troviamo anche Giovanna, l’ex fidanzata di Matteo, innamorata di una donna;  ci sono Stefano (Giuseppe Gandini) e Patrizia(Cecilia Cinardi) alle prese con le crisi matrimoniali; Franki (Giulia Michelini), perdutamente innamorata di Jude Law, altro amore impossibile.

Febbre da fieno
Visto che anche in “Febbre da fieno“, come è accaduto per diversi altri film, troviamo l’omosessualità, ci chiediamo se questo modo di rispecchiare la realtà in ogni suo aspetto non faccia dell’omosessualità nel mondo del cinema un vero e proprio cliché. Laura Luchetti ci spiega che è inevitabile inserire questo elemento, perché il film diviene una sorta di “specchio sociale“, ma in questo caso l’omosessualità non ha un ruolo fondamentale:

E’ a livello rappresentativo. In questo caso è l’amore impossibile, perché lei (Giovanna, ndr) ama le persone del proprio sesso e lui è talmente romantico, innamorato, testardo, che non si accorge di quello che sta accadendo. L’omosessualità in questo caso viene appena accennata, è funzionale alla comprensione del personaggio. Cliché lo diventa quando lo è, quando la vogliono rendere tale.

Laura Luchetti, il suo entusiasmo contagioso e la sua disponibilità, dimostrano che al di là del cinepanettone e le commedie che tanto piacciono agli italiani, la leggerezza si può affrontare in altri modi, con un altro stile, dolce e delicato, senza scadere in volgarità; è la conferma che sotto quel che vediamo esiste un cinema pulito, esistono giovani talenti che hanno voglia di mettersi in gioco, ma noi le abbiamo chiesto notizie sullo “stato di salute” attuale del cinema italiano:

Io sono una persona realista ma non mi sento nessuno per poter spiegare lo stato del cinema italiano, l’argomento richiederebbe un dibattito di ore ed ore con interventi di esperti vari! Io ho tredici anni di Inghilterra alle spalle e forse ho ancora la possibilità di vedere le cose con l’occhio di chi viene da fuori. Gli italiani hanno bisogno di essere rassicurati, hanno paura di andare verso l’ignoto. Hanno, invece, bisogno di volti che facciano compagnia, ma ogni periodo storico ha bisogno di qualcosa di diverso, ci sarà spazio per tutti.

In conclusione, quindi, non ci resta che chiedere alla regista di “Febbre da fieno” di dare una buona motivazione agli spettatori per scegliere il suo film, piuttosto che “The Green Hornet” e “Il discorso del re”, che usciranno nello stesso weekend:

Il discorso del re è bellissimo! (ride) Febbre da fieno è sentimentale, buffo e malinconico, racconta un mondo dai toni irreali, è una storia piena di curiosità, per persone che hanno paura di innamorarsi.

In realtà “Febbre da fieno” è qualcosa di più, è un vero e proprio orgoglio “che sta camminando con i suoi piccoli piedi” e che è passato e passerà per i festival più importanti del mondo: premiato come miglior film al Metropolitan Film Festival di New York, “Febbre da Fieno” è passato per Atalanta,  e St. Louis, portando a casa grandi soddisfazioni. E non è finita qui, perché il film passerà per Cleveland, Jaipur, in Portogallo per il Fantasporto e a Nizza. Laura Luchetti, quindi, sta facendo il giro del mondo e il suo lavoro riscuote sempre consensi positivi. In attesa di vederlo dal prossimo 28 gennaio nelle nostre sale, non ci resta che augurarle di ottenere il successo sperato e meritato, portando in giro l’immagine di un’Italia meno cafona, la magia di Roma e dei personaggi in ogni loro sfaccettatura, dell’amore e degli intrecci fatali che potrebbero fare di “Febbre da fieno” un piccolo gioiello del cinema nostrano.

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