La rivalità tra Joan Crawford e Bette Davis è diventata una vera e propria leggenda del cinema, Ryan Murphy ha quindi pensato di inaugurare con questa storia “Feud“, una serie antologica incentrata su celebri litigi e rivalità. La prossima stagione, tanto per capirci, è intitolata “Charles and Diana“.
Ryan Murphy non ha perso il suo tocco magico – che è un po’ svanito andando avanti con “American Horror Story” – e non ha perso le nuove/buone idee, infatti fin dal pilot “Feud: Bette and Joan” ci aveva convinti e arrivare al grande, malinconico finale, non è stato così difficile. Merito di un cast eccezionale, che vede la rinnovata collaborazione con la divina Jessica Lange nei panni di Joan Crawford, affiancata da Susan Sarandon nei panni di Bette Davis. Date tutti i premi che avete a queste donne!
La storia, in breve, prende il via dalla creazione del film “Che fine ha fatto Baby Jane?” (1962), la rivalità già nota tra le due star di Hollywood viene continuamente alimentata dall’avidità del produttore Jack Warner (Stanley Tucci) e dal regista Robert Aldrich (Alfred Molina), ambizioso, confuso approfittatore. Tutta la narrazione di “Feud” ruota prevalentemente attorno alle due dive hollywoodiane, tutti gli altri si possono considerare praticamente personaggi secondari, un contorno per aggiungere sfumature e sfaccettature a una storia ben nota e strutturata. Il film del ’62 – che ha ispirato gli splendidi titoli di testa, un gioiellino a parte – è quello che dà il via anche al tamtam mediatico che si è generato intorno alle figure delle due attrici, che spesso fanno uso dei media a loro piacimento, per sferrarsi un colpo basso a vicenda, sfruttando l’amicizia con la giornalista di gossip Hedda Hopper (Judy Davis). Quello che “Feud” mostra è la vita di due donne distrutte dal loro stesso successo, partite dal nulla per diventare entrambe emblema dell’era d’oro di Hollywood, ma finite per essere vittima di un sistema fortemente maschilista, in questo caso rappresentato dalle figure di Aldrich e Warner. Un prezzo molto alto da pagare e l’impossibilità di sconfiggere una solitudine sempre più radicata, soprattutto nel caso di Joan Crawford. Diva dispettosa con una carriera conclusasi con una vera e propria involuzione (basti pensare a “Trog“, del 1970) e l’allontanamento dai riflettori, la Crawford è magistralmente interpretata da Jessica Lange che ne mostra pregi e difetti (soprattutto questi ultimi) senza mai renderla una caricatura. Perché anche se così potrebbe sembrare, Ryan Murphy non ha dovuto compiere grandi sforzi d’immaginazione per raccontare questa storia, di materiale ce n’era già in abbondanza. Al massimo ha aggiunto un pizzico di pepe a un piatto già saporito di per sé. Bette Davis, quando apprese della morte della collega, disse davvero “Non si dovrebbe mai parlar male dei morti, ma dire solo del bene. Joan Crawford è morta. Bene“. E questo dovrebbe già far capire molte cose.
Emblematico è il capitolo finale, non solo per il ruolo che svolge ma per il messaggio che racchiude, fin dal titolo. “You Mean All This Time We Could Have Been Friends?” chiude il film “Che fine ha fatto Baby Jane?” ma ben dipinge il rapporto che per anni c’è stato tra Bette Davis e Joan Crawford. Il culmine della rivalità le due attrici lo raggiunsero durante la notte degli Oscar del ’63 e nella serie si tratta di uno degli episodi più belli a cui potrete assistere. Tornando al finale, ci troviamo davanti a una Joan Crawford completamente disfatta, al suo fianco è rimasta solo Mamacita; a riassumere i risultati mancati di una vita sono le sue allucinazioni, una conclusione/redenzione onirica che fa molto “8½” in cui almeno idealmente l’attrice ha la possibilità di essere sincera con la collega. Perché, come viene detto anche in “Feud“, i litigi non nascono mai dall’odio. E queste due grandi donne sono state troppo grandi per lasciare spazio l’una all’altra, sono state divorate dalla loro sete di affermazione, manipolate dalla misoginia imperante. Rinchiuse nei loro camerini, sempre più piccoli e meno lussuosi, sapevano bene di avere tutto in comune nelle loro vite. Delle famiglie distrutte, la solitudine, il talento destinato a svanire, così come la bellezza. Quest’ultimo elemento ossessiona in particolar modo la Crawford, ma a ricordare che il tempo scorre e pure inesorabilmente c’è l’ultimo episodio con il segmento “In memoriam” degli Oscar. Assistiamo ogni anno a questo durante la cerimonia di consegna degli Academy Awards, sulle note di qualche commovente brano scorrono i volti degli attori che ci hanno lasciati durante l’anno. Per la Crawford è stato così, il suo volto è apparso per un’ultima volta, per ricordare alle amiche-nemiche che la osservavano – Bette Davis in primis – che tutto è destinato a finire e non c’è alcuna salvezza. In un’altra vita, in un altro mondo, forse, le due donne sarebbero potute essere amiche per davvero. Ma non in questa Hollywood, nè a queste condizioni. “Feud” è una serie che va assolutamente vista, struggente ma senza mai perdere un tocco di ironia, Ryan Murphy calibra bene le esagerazioni delle due dive e anche quelle narrative, per restituire un racconto quanto più fedele possibile alla realtà (Oliva de Havilland non è d’accordo) e rendere omaggio a due grandi donne, che avrebbero avuto solo bisogno di essere amate davvero.