Andare a vedere “Final Destination 5” è come incontrare un vecchio amico che non si vede da molto tempo. Uno di quegli amici che, anche se il tempo passa e incomincia ad avere fili bianchi tra i capelli, ha il solito carattere allegro e giocherellone, tracanna birra come un adolescente e cerca di rimorchiare ogni donna incroci il suo sguardo. Voi lo conoscete, sapete come è fatto, e gli volete anche se non è mai cambiato e a volte i suoi atteggiamenti vi mettono in imbarazzo. Ecco, “Final Destination 5” è proprio così: chi va a vederlo non si aspetta rivoluzioni, nè narrative nè stililstiche, e va bene così, perchè alla fine il piacere della visione viene da un meccanismo collaudato, rassicurante come la coperta di Linus. Una volta passato lo scoglio del primo spettacolare incidente (ogni sequel lo ha presentato “più grande e più grosso”, con più morti, sangue e devastazione) il resto del film propone il solito meccanismo codificato dal cinema slasher. Chi morirà, si conosce, resta da vedere come. E, anche in questo caso, gli sceneggiatori si sono sbizzarriti in morti fantasiose, senguinose, sorprendenti e, va detto, molto divertenti. Anche in questo quinto episodio di “Final Destination“, infatti, la morte è come sempre onnipresente e fin dall’inizio rivela la sua minacciosa presenza a un gruppo di colleghi diretto ad un raduno aziendale. Durante il viaggio in autobus, Sam ha una premonizione: lui e quasi tutti i suoi amici, oltre a tante altre persone, perderanno la vita in un terribile crollo di un ponte. Subito dopo, gli eventi iniziano a rispecchiare la premonizione e Sam fa il possibile per allontanare i suoi colleghi dal luogo del disastro prima che la morte li reclami – tra questi l’amico Peter e la fidanzata Molly. Gli ignari superstiti, però, non erano destinati a restare in vita e quindi, in una terribile corsa contro il tempo, lo sventurato gruppo prova a escogitare un modo per sfuggire al sinistro piano della Morte che non ha proprio intenzione di lasciarli in vita. Il bello di un meccanismo del genere è il suo giocare con le aspettative dello spettatore, e con le paure ancestrali che sono dentro ognuno di noi: chi non ha mai pensato, attraversando un ponte, “Se crollasse, cosa farei?”. Questo crea subito immedesimazione e empatia nei confronti delle pedine che si muovono sullo schermo, e dona qualche brivido quando la fantasia di tutti diviene “realtà”. Il regista esordiente Steven Quale fa un ottimo lavoro nell’imbastire sia gli spettacolari incidenti, sia i momenti di attesa, disseminando nella pellicola indizi di quello che potrebbe succedere e poi spiazzando lo spettatore nei modi più inaspettati. Quale viene dagli effetti speciali, avendo lavorato a fianco di James Cameron in “The Abyss“, “Titanic” e “Aliens of the Deep“, e si vede. Il 3D (questo quinto episodio è il secondo ad usarlo) non viene usato solo come mero espediente per far arrivare sangue, frattaglie e oggetti vari addosso allo spettatore; l’intero film è girato in modo da far risaltare la profondità di campo. L’immersione da parte dello spettatore è totale. Completa un ottimo comparto tecnico un cast di attori già visti soprattutto in serie televisive (più o meno) di successo che esegue il compitino senza far gridare al miracolo, capeggiato da Nicholas D’Agosto (la serie tv “Heroes“), Emma Bell (“Frozen“, la serie tv “The Walking Dead“), Miles Fisher (“Mad Men” e “Gossip Girl“), Courtney B. Vance (“Flash Forward“, “E.R. – Medici in prima linea“) e Arlen Escarpeta (“Venerdì 13“); partecipano al film David Koechner (“The Office“, “Anchorman“) e l’icona di “Final Destination” Tony Todd (“Hatchet II“). Completano il cast P.J. Byrne (“A cena con un cretino“), Ellen Wroe (“Huge“) e Jacqueline MacInnes Wood (“Beautiful“). In definitiva la solita pappa? Fino ad un certo punto, ben condita e speziata al punto giusto, si; sul finale c’è però una svolta inaspettata (che non anticipiamo) che farà divertire (e non poco) gli aficionados, quelli che vanno sui forum e votano le morti più fantasione e pirotecniche della serie. Non verranno delusi neanche questa volta. [starreview tpl=16]