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Following: la recensione

Uno dei film che nel corso dell’ultimo anno è mezzo, sono stati al centro delle ricerche degli appassionati è stato “Following” di Christopher Nolan. Ricevuto l’incenso e gli onori di Hollywood grazie soprattutto alla trilogia di Batman, con la quale ha polverizzato diversi record, si è scatenata da parte degli appassionati la caccia a tutti i suoi film, che tutto sommato non è stato difficile trovare. Tranne uno. “Following” appunto, che non era stato distribuito in Home Video in Italia. Riuscito finalmente a metterci sopra le mani ed a vederlo in lingua originale sottotitolata durante un “bizzarro cineforum“, ho avuto finalmente la possibilità di fruire dell’ultimo tassello dello scibile di Nolan che mi mancava.

Un aspirante scrittore (Jeremy Theobald), per cercare ispirazione, comincia a pedinare le persone, trasformando le loro vite in materiale per lavoro. Tutto va liscio finché egli non incontra Cobb (Alex Haw), ladro di professione che, piano piano, gli insegna il mestiere. La trama si complica quando lo scrittore si invaghisce della vittima di un furto e inizia a frequentarla. Ma se conoscete i film di Christopher Nolan, sapete che nulla, ma proprio nulla è da dare per scontato. Studiato per essere il più economico possibile: le scene, prima di venire filmate, sono state provate ripetutamente dagli attori, in modo da doverne girare solo un paio, risparmiando sulla pellicola in bianco e nero da 16 mm, la componente più costosa dell’intera produzione, la quale veniva pagata dallo stesso Nolan con il suo stipendio.

La locandi di "Following"
La locandi di “Following”

Trovo che il film sia essenziale per avere una idea più completa del cinema secondo Nolan, in quanto contiene in se molte caratteristiche che si riveleranno poi cruciali nello sviluppo dei successivi film. Ad esempio la narrazione non lineare, che è stata ripresa (anche se in maniere sempre diverse) nei film successivi, in particolare “Memento” e “The prestige“. Ma non solo. Il particolarissimo occhio cinematografico di Nolan si era già rivelato all’epoca, con splendidi paesaggi urbani ed umani, che sebbene realizzati con pochissimi fondi, hanno avuto una resa eccezionale. Molto gradevole la storia, complessa ma mai gratuita, perfino nell’accavallarsi dei plot-twist più imprevedibili, che evito di spoilerarvi.

Così, per vedere dove andava. Era un modo per, non so, come faccio a spiegarlo, è come quando vai allo stadio alla partita e c’è tutta quella gente e lasci scorrere lo sguardo sulla folla, poco a poco lo sguardo si ferma, si fissa su una persona, e quella persona non fa più parte della folla. Diventa un individuo, di colpo. Una cosa irresistibile.

 

La colonna sonora minimale, essenziale e completamente integrata con le immagini, riesce a dare un tocco in più ad un thriller noir moderno ed a tratti ipnotico, che avrebbe meritato qualche soldo in più, ma che in generale è bellissimo così com’è. Piacevole e mai scontato, neppure nelle sequenze più a rischio (come quelle di scontro fisico), il film sostiene i 69 minuti di durata senza perdere mai di tono. Da monito a chi potrebbe finanziare i giovani, fra i tanti che ignorate c’è sicuramente un Nolan che avete perso. Da vedere assolutamente, magari in compagnia di qualcuno che (come nel mio caso) vi faccia notare cosa c’è appeso fuori dalla porta dell’appartamento del protagonista. Precognizione?

Voto:

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Andrea Lupia
Andrea Lupia
Scrittore, disegnatore, attore e poeta lo-fi.
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