“Sonic Highways” dei Foo Fighters è davvero un gran bel pezzo di album, eppure c’è qualcosa che manca. Un vero e proprio singolo, per esempio, dal momento che ogni canzone è una storia a sé. Il messaggio, pero’, è chiaro: celebriamo la storia musicale americana seguendo un iter preciso, lasciandosi influenzare volutamente dai diversi generi nel processo creativo. A parte questa ovvietà, “Sonic Highways” va premiato più per l’idea in sé che musicalmente parlando, anche se non mancano brani degni di nota, come ad esempio “Something from Nothing”, “The Feast and the Famine” e “Outside”.
Procediamo per gradi. “Sonic Highways” suona bene, forte, con suoni molto tirati, in stile Foo Fighters per intenderci. Nonostante i tentativi di esplorare nuovi territori ancora inespolarati, un po’ di influenza punk rock e di hardcore/punk convergono sempre nell’indie rock che da sempre contraddistingue i Foo Fighters. “Congregation”, terza canzone della tracklist, ci esemplifica quanto fin qui detto. “Sonic Highways” è stato prodotto da Butch Vig, missato agli Atomic Studios di New York mentre ogni canzone è stata registrata in un diverso studio di registrazione, da New York a Los Angeles, passando per Chicago, Austin, Washington D.C., Seattle e New Orleans. Ogni canzone è stata impreziosita di una collaborazione. Un’ottima operazione di cultural crossing.
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“Sonic Highways” Track by Track
- “Something from Nothing” il pezzo di apertura dell’album, apertura lenta con la chitarra di Grohl che fa da cornice alle altre (quattro!) chitarre che si sentono fluire magnificamente nel brano; l’influenza dei Cheap Trick si sente e non solo perché ha suonato la chitarra, in questo brano, Rick Nielsen. Potenza.
- “The Feast and the Famine”, lo stile hardcore/punk è velato, Peter Thompson degli Scream fa la sua buona parte, ma qui si rivedono i Foo Fighters di “White Limo”, aggressivi e incazzati. More Strong!
- “Congregation”, niente male il sali/scendi della melodia power-pop del brano; registrato con Zac Brown della Zac Brown Band, il brano più “poppeggiante” dell’album. Pop.
- “What Did I Do/God as My Witness”, suoni tirati, forti e una pausa che arriva proprio nel momento giusto; un bel solo nel mezzo a cura di Gary Clark Jr. e poi di nuovi in salita. Possente.
- “Otherside”, decisamente il brano migliore dell’album. Un bel giro di basso in apertura, una jam session piazzata lì nel bel mezzo del brano con la chitarra di Joe Walsh degli Eagles. Rock’n’Roll!
- “In the Clear”, una power ballad che ricorda a tratti i primi Foo Fighters anche se non dispiace la sezione fiati; registrata con la Preservation Hall Jazz Band. Niente male.
- “Subterranean”, si apre con un bel giro di chitarra e un’atmosfera quasi malinconica; Dave Grohl qui gioca in casa ma della scena grunge non ha proprio nulla a che vedere; registrata con Ben Gibbard dei Death Cab for Cutie, riprende il concetto della precedente “In the Clear“. Niente male, volume 2.
- “I am a River”, un’ottima canzone per chiudere l’album, un filo continuo con la precedente “Subterranean” ma con un andamento più soft, quasi evocativa con quell’atmosfera a metà tra il dark e il decadente; registrata con Joan Jett, questa canzone è stata scritta di pugno da Dave Grohl, e si sente. Il crescendo con gli archi, sul finale, fa la differenza. Like it.
Il grande merito dei Foo Fighters è stato quello di trovare un filo conduttore tale da legare tra loro le principali scene musicale del rock d’oltreoceano. Una sorta di mosaico da premiare, sia per l’idea in sé, sia perché “Sonic Highways” rappresenta un buon punto di partenza, per chi volesse, per approfondire la cultura musicale americana che ancora oggi fa sentire la sua influenza. Musicalmente, nel complesso, lo stile dei Foos si fa sentire, e l’equilibrio è stato notevole. Un prodotto credibile, insomma. Lunga vita al rock’n’roll.