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Fruits of Faith: la recensione

Si è aperta con “Fruits of faith” (Kiseki no ringo) la Rassegna di Cinema Giapponese a Firenze, il regista Yoshihiro Nakamura ha presentato il suo film in anteprima mondiale.

Dal 22 al 25 maggio Firenze sarà invasa dalle tradizioni giapponesi, tra eventi culinari e artigianali e, ovviamente, film in anteprima e non. Vi abbiamo già mostrato il programma, che comprende diciannove opere e sei registi, con uno speciale focus sugli eventi del 2011, il terremoto che ha messo in ginocchio il Paese e la tragedia di Fukushima.

Fruits of faith” è un titolo che racchiude in sé un concetto molto cattolico ed al contempo universale: l’amore, la perseveranza, l’abnegazione sono tutti elementi che ritroviamo nell’opera di Yoshihiro Nakamura, il quale ha deciso di raccontare la vera storia di Akinori Kimura, un contadino che ha scelto di coltivare le sue mele senza l’uso di pesticidi. La storia è arrivata all’attenzione del pubblico inizialmente attraverso il programma “Way of Professional Work” e poi con il romanzo di Takuji Ishikawa.

Fruits of Faith
Fruits of Faith

Akinori Kimura (Sadao Abe) è un agricoltore di Aomori, fin da piccolo dimostra molta determinazione in tutto quello che fa e allo stesso modo decide di affrontare l’ostacolo dei pesticidi nelle sue coltivazioni di mele, quando si rende conto che le sostanze fanno soffrire la moglie, Mieko (Miho Kanno). La donna, infatti, ha forti crisi allergiche e per amore Akinori decide di trovare una soluzione alternativa per far crescere le sue mele senza utilizzare alcun pesticida e tenere la moglie finalmente al sicuro. Anche se molti reputano l’impresa impossibile, l’agricoltore non demorde. Dovranno passare undici anni prima di trovare una soluzione concreta e definitiva, nel corso di questo periodo arrivano tre bambine e sempre più difficoltà economiche, Akinori arriva a compiere un gesto estremo, quando finalmente gli si palesa davanti la soluzione.

Fruits of faith” è un film genuino e ricco di sentimenti puri, espressi perfettamente dal volto dell’attore Sadao Abe che, nei panni di Akinori Kimura, riesce a regalare le emozioni di un uomo che non vuole abbandonare il suo sogno e che con forza e determinazione, grazie anche al sostegno di una famiglia solida, riesce a realizzarlo. Una menzione a parte va fatta alle musiche, opera di Joe Hisaishi, conosciuto molto bene anche dal pubblico occidentale per le colonne sonore realizzate per lo Studio Ghibli ed i film di Hayao Miyazaki (sono sue quelle de “Il castello errante di Howl”, “Il mio vicino Totoro”, “La città incantata”, per citarne alcuni), ma anche quelli di Takeshi Kitano e il film premio Oscar “Departures” di Yōjirō Takita.

La pecca di questo film è la durata. Se da una parte è vero che le vicissitudini di Kimura sono durate per ben undici anni, dall’altra è vero anche che raccontarle in un film richiede più dinamicità e più tagli, tempi abbreviati per non rendere le scene prolisse e superflue. La morale di “Fruits of faith“, al di là del difetto tecnico, è universale: inseguire un obiettivo nella vita con determinazione, finché non si realizza, richiede pazienza e perseveranza e, soprattutto, a volte richiede anche molto tempo. Le “mele miracolose” di Akinori Kimura, senza i pesticidi, sono diventate tra le più famose e buone del Giappone; mettere in atto un progetto con amore, che sia presto o tardi, dà i suoi frutti.

Voto:

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