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Fuga di cervelli: la recensione

Paolo Ruffini debutta alla regia di “Fuga di cervelli“, remake dello spagnolo “Fuga de cerebros” diretto da Fernando González Molina, ma il risultato è a dir poco disastroso.

Un gruppo di amici vola dall’Italia a Oxford per inseguire il romantico sogno di uno di loro, ma pare che Ruffini non sappia fare a meno della volgarità, come se fosse l’ingrediente segreto della buona riuscita di un lavoro. Il problema è che con tutta probabilità in molti andranno a vederlo, soprattutto perché una buona parte del cast ha un seguito piuttosto vasto su Youtube.

Emilio (Luca Peracino) è il classico “sfigato” seviziato dai bulli fin dall’infanzia e il suo gruppo di amici comprende tutta gente come lui o anche peggio; il suo migliore amico è proprio Paolo Ruffini, un ragazzo cieco che però fa di tutto per negare la disabilità per vivere normalmente. Insieme a loro ci sono Franco (Frank Matano), ignorante e gay non dichiarato, Alonso (Andrea Pisani) costretto su una sedia a rotelle ed ossessionato dal sesso e Lebowsky (Gugliemo Scilla), spacciatore e hacker che ha un legame particolare con la madre, che però non riesce ad affrontare.

Fuga di cervelli
Fuga di cervelli

Nadia (Olga Kent) è il motivo per cui tutti vanno a Oxford, Emilio è perdutamente innamorato di lei e decide di fare di tutto per conquistarla, gli amici lo seguono nel tentativo di aiutarlo, ma con esiti disastrosi. Se non fosse per il fatto che sul finale compare un po’ di sentimento ed anche una traccia di valori, amicizia e amore, il film sarebbe indefinibile, invece così com’è è semplicemente catastrofico e non da intendersi alla maniera di Roland Emmerich.

Il cinema italiano continua a sprofondare e se le risate suscitate dai film di Checco Zalone generano incassi da record e fanno ben sperare le case di produzione, con “Fuga di cervelli” tocchiamo proprio il fondo e l’unica cosa che si può sperare è che non vengano più prodotti film del genere, che segnano il trionfo dell’ignoranza nella sua forma più bassa.

Pare che Paolo Ruffini non sia stato in grado di realizzare una commedia senza scadere nella totale volgarità ed in siparietti che non fanno nemmeno ridere. Carrellate di “abbestia” e “sto cazzo”, che bastano già solo dopo i primi dieci minuti ma che purtroppo si prolungano per tutta la durata del film e anche oltre, nei titoli di coda. Peti, sesso e parolacce, imprecazioni e malintesi, parenti dei film di Christian De Sica e Massimo Boldi, che sembrano essere l’unico modo per portare avanti una trama inconsistente, priva di valori poi trasmessi in modo forzato, che non ha nulla da dire e che fa venire voglia di abbandonare la sala prima di arrivare a metà visione.

Se il pubblico italiano apprezzerà “Fuga di cervelli“, questo non farà che annichilire le speranze che riponiamo nel nostro cinema. Va bene la risata facile, ma non è con puzzette e parolacce random che si conquista il cuore del pubblico… o forse sì? Altra nota stonata: in sala c’erano molti bambini e scene di fraintesa necrofilia che forse non giovano ad un pubblico di giovanissimi (l’età media dei seguaci è di 15 anni) che ride senza nemmeno sapere cosa realmente si trova davanti.

Vergognoso a 360°.

 

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Il vuoto assoluto - Il cinema italiano continua a sprofondare e con Fuga di cervelli ha definitivamente toccato il fondo.

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