All’Arena di Verona i 22 mila presenti che hanno partecipato alle due sere di concerto di George Michael, oltre ad ascoltare un grande cantante hanno partecipato a quello che probabilmente verrà ricordato come lo spettacolo più raffinato dell’anno. Con il suo Symphonica Tour, distillato di jazz di altissimo livello, George Michael, con l’inossidabile fascino di sempre, offre al pubblico incantato una meravigliosa voce da crooner e una classe che difficilmente si sono potute apprezzare nelle sue precedenti esibizioni e lavori.
Il tempio della musica lirica diviene il perfetto salotto di misura ed eleganza nel quale il cantante inglese intrattiene il suo pubblico per due ore abbondanti con bocconcini prelibati per le orecchie. E certo anche per gli occhi. Non solo per lo charm intaccato del famoso interprete britannico, ma anche per l’immenso video wall che abbraccia alle spalle l’intera orchestra e la band, sul quale si accendono scenari futuristico-new age e omaggi a due grandi della musica inglese e mondiale: John Lennon ed Amy Winehouse. Se non fosse per lo scenario immenso dell’Arena e la moltitudine di gente, a chiudere gli occhi si poteva pensare di essere nel proprio salotto di casa con un potente impianto audio, tanto l’atmosfera era confidenziale e rarefatta e l’acustica ineccepibile. Eppure nella misura di ogni nota, era impossibile non cogliere la pulizia della tecnica e le vibrazioni delle emozioni. Una veste molto diversa da quella degli anni ’80 o degli ultimi lavori discografici, ma certo di un livello assolutamente impeccabile.
George Michael cerca spesso il contatto con il pubblico introducendo le canzoni, soprattutto quando interpreta quelle di amici o di grandi del passato, con arrangiamenti e colori vocali sorprendenti. Così per “Let her down easy” di Terence Trent D’arby, “Going to a town” di Rufus Wainwright che parla della guerra in Iraq o dei matrimoni gay e con la meravigliosa “Love is a losing game” della compianta Winehouse. E ancora la lista è lunga e per ogni canzone va sottolineata la magia creata dalla incantevole dote vocale vellutata che sa essere perfetta anche nell’interpretazione di grandi voci femminili con i suoi omaggi a Nina Simone in “My baby just cares” e Billie Holiday in “You’ve Changed“. Continua con David Bowie e Elvis Presley. Un gruppo di fan entusiasti è seduto in poltronissima, proprio sotto il palco, ed inneggia alla star con striscioni e cori. Qualcuno gli fa presente che è il compleanno di una delle ragazze e allora lui, da bravo gentleman, prima di iniziare la canzone in scaletta, le porge i suoi auguri. Le ovazioni giungono dopo ogni canzone e lui dopo aver ringraziato indugia per godersi l’affetto del pubblico in quel contesto fuori dal comune che fa capire che apprezza sinceramente, ripetendo spesso ‘Verona you’are fucking amazin’.
Canta “Roxanne” dei Police con grande trasporto senza cadere in enfasi eccessiva, e trasforma la dance dei New Oreder in versione jazz. In “Russian Roulett“, cover di Rihanna, il pubblico si scioglie in applausi a più riprese. E ancora “You and I” di Steve Wonder, “Prayin for Time” e presenta “Understand” e la nuova ballata pop “Where I hope You Are“. Davvero belle, forse il filtro sint della voce non valorizza l’ultima citata, o magari si tratta di un escamotage artistico per amplificare la sensazione dell’amore finito con un velato senso di straniamento.
Il Symphonica Tour con un’orchestra di quarantuno elementi, è un grandioso spettacolo che celebra la vocalità più raffinata tra pop, soul e jazz. Nella conferenza stampa di presentazione del tour aveva detto ai giornalisti che con questo ambizioso progetto non era semplicemente per riproporre cover di famosi successi, ma il suo intento era di trasmettere come artista qualcosa di onesto ed autentico. Probabilmente il pubblico si aspettava uno show molto diverso ma l’esperienza avrà sicuramente superato le attese.
Si concludono le due date veronesi con un lungo bis durante il quale fa letteralmente ballare tutto il pubblico sulle gradinate e quello che, numeroso, si è assiepato sotto il palco, con “Amazing-I’m your man-Freedom“. Difficile salutarlo dopo una concerto pressoché perfetto.