“Giocando con i bottoni” è il nome del disco d’esordio della giovane pianista toscana Giulia Mazzoni, uscito nel Giugno di quest’anno ed anticipato dal singolo “Piccola luce“.
Chi è Giulia Mazzoni? E’ una pianista che nasce a Prato il 15 marzo 1989 e che, dal primo incontro con il pianoforte alle scuole elementari non abbandona più quello che diventerà il suo migliore amico ed andrà con lui fino al conservatorio “G. Verdi” di Milano e sui palchi d’Italia, come il Teatro Metastasio di Prato, dove debutta a 16 anni con lo spettacolo “Premio Fairplay“.
E’ una pianista che, oltre al suo progetto solista, partecipa anche a numerosi progetti cinematografici e collabora con il chitarrista/compositore Marcello Becattini, celebre per le colonne sonore dei film di Francesco Nuti, e con Marco Decimo (primo violoncello della Scala e violoncellista di Ludovico Einaudi).
E’ una pianista che nel 2011 rappresenta lo spettacolo “Il viaggio: dialogo tra musica, pittura e parola“, scritto e diretto da lei stessa ed esegue in scena anche le musiche, ottenendo ottime critiche.
E’ una pianista che ora presenta il suo lavoro solista, “Giocando con i bottoni“, un album di 14 brani interamente frutto della sua creatività e della sua mente. E’ un disco che è una sorta di carrellata per immagini in un museo dove i quadri non sono altro che esperienze fotografate dall’occhio e dalla mentee rilette con il cuore e con i tasti.
Il disco si muove tra musica moderna, lasciando che il pop, il rock e la musica leggera entrino dalla porta, e tradizione, con sfumature romantiche, impressioniste e minimaliste, lasciando che però tutto venga mediato da una certa semplicità di approccio e di ascolto: raramente troviamo in questo lavoro infatti pezzi “complessi” da ascoltare perchè il disco punta principalmente all’emozione e alla empatia con la pianista.
Non mancano musiche che sembrano estratte pari pari da qualche film in prossima visione come il primo brano “Apri gli occhi“, il singolo “Piccola luce” e “L’albero di Mondrian“, o pezzi come “Il labirinto” , che richiamano in qualche modo a brani che sembra di conoscere da sempre, intervallati da brani come “Where and when” ed il curiosissimo carillon de “L’elefantino di pezza“, dove si respira aria di modernità e di novità.
Ascoltando questo disco mi sono venute in mente le parole che Baricco fa dire da Novecento al suo amico Max prima che la barca salti in aria: “Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita.” Ecco la sensazione che ho ricavato io alla fine dell’ascolto di questo album. Una sensazione di infinito. Una sensazione di una certa pace intima, anche quasi triste, di perdita che viene mitigata dall’ultimo calore del sole, come un pomeriggio sotto i peschi in fiore, quando vedi le foglie che vanno via e sai che tra poco finirà l’estate e ci sarà l’autunno.