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Gli infedeli: la recensione

La  florida – cinematograficamente parlando – Francia (ricordiamo le nostre recensioni di “Il mio migliore incubo” e “Quasi amici”) ci regala una nuova divertente commedia che vede protagonisti Jean Dujardin (recentemente premiato con il premio Oscar per l’interpretazione in “The Artist”) e Gilles Lellouche (“Nemico pubblico n.1 – L’istinto di morte”) Il film, diviso in diversi episodi, vuole imporre il punto di vista di due incallitti fedifraghi d’Oltralpe dediti alla ricerca continua del sesso occasionale. I due popolari attori francesi sono accompagnati da un cast di livello e si sono cimentati anche nella regia (vedi episodio “Las Vegas”) con buoni risultati. La direzione “a più mani” è stata realizzata da Emmanuelle Bercot (episodio “La domanda”), Alexandre Courtès (episodio “Infedeli anonimi”), Michel Hazanavicus (episodio “La coscienza pulita”), Eric Lartigau (episodio “Lolita”), Fred Cavayé (episodio “Il prologo”).

Il film

“Gli infedeli” (titolo originale “Les Infidelès”) racconta il tradimento (maschile) in tutte le sue sfaccettature (anche estreme) con l’obiettivo di proporre una panoramica globale sul fenomeno. Cosa spinge al tradimento? A volte, anche sistematico? Quali sono i problemi di coppia che portano l’uomo a tradire? Può essere considerata una vera e propria dipendenza o è semplicemente insito nel genere maschile?

 

Gli infedeli

 

Molte di queste domande troveranno una risposta grazie alla pellicola “Gli infedeli”, che – a volte eccedendo – ci mostra una visione dell universo maschile ben delineata sfruttando la vena comica dei protagonisti ma al tempo stesso non disdegnando di affrontrare i risvolti drammatici presentandoci dei protagonisti guasconi ma fragili e probabilmente terribilmente soli. “Les Infidèles”, titolo scaturito casulamente da un errore di lettura di Jean Dujardin che confuse il titolo originale della pellicola The Departed di Scorsese, in francese “Les infiltrés”, nasce come omaggio alle pellicole classiche della commedia all’italiana (in particolare è chiaro il riferimento al film ad episodi “I mostri”, di Dino Risi, con protagonisti Gassman e Tognazzi) ed è un film fortemente voluto dal premio Oscar Dujardin che racconta di come l’idea del film gli sia stata suggerita dal racconto di un uomo infedele che utilizzava astute tecniche per ingannare la moglie. Come ripete lo stesso attore nel film, sempre pronto a fornire un alibi all’amico di fronte alla sua compagna.

Una scena del film Gli infedeli

Nonostante rischi più volte di sfociare nel volgare (anzi, a tratti il film si avvicina più alla commedia tipica americana piuttosto che a quella di scuola italiana o francese) la tematica del film richiama “obbligatoriamente” situazioni paradossali piuttosto divertenti, con punte di ilarità estrema, nel momento in cui vediamo “un uomo” sbarazzarsi del suo piccolo cagnolino per liberarsi delle prove del suo tradimento.

Commenti

“Gli infedeli” si presenta come una commedia ben amalgamata (e scusate se è poco considerata l’impronta di registi dallo stile eterogeneo) che nonostante le critiche di misoginismo riesce a puntare “forte” su un argomento rendendolo del tutto realistico e arricchendolo con il classico cameratismo maschile: dai semplici commenti sul sesso femminile  a vere e proprie azioni voyeur, con i protagonisti impegnati in pratiche sessuali nella stessa stanza.

Non sono però gli uomini a vincere, perché – nonostante tutto – le donne del film non appaiono ottuse o sottomesse e la sensazione, terminata la visione, è che ormai il galletto, il classico playboy sia una figura in pensione con la macchina – rigorosamente decappottabile – da rottamare.

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