Chi ama davvero le serie tv le guarda tutto l’anno ma è vero che durante l’estate l’attenzione cala e non c’è cosa migliore di una serie tv che abbia un formato decisamente più estivo: come “Glow“.
Ogni episodio ha una durata che oscilla tra i 29 e i 37 minuti, per un totale di 10 episodi, da guardare tutti d’un fiato oppure tra un impegno e l’altro, in pausa pranzo o dopo una giornata al mare. Non ci sono scuse, se non la mancanza di tempo, per non guardare “Glow“. In questo articolo ci soffermeremo solamente sul pilot, un’ottima premessa per una serie che sta ottenendo un grande successo di critica. I produttori (Liz Flahive, Carly Mensch) sono gli stessi di “Orange is the new black“, quindi non c’è da stupirsi se anche in questo caso ci troviamo di fronte al trionfo del femminismo, che prende sempre più piede nelle serie tv. Un femminismo fresco, divertente, che mostra le donne in ogni loro sfaccettatura, positiva o negativa che sia.
Bastano poco più di 30 minuti, infatti, per descrivere i lati peggiori e migliori di Ruth (Alison Brie, ve la ricordate in “Mad Men” nei panni di Trudy?), in attesa di ulteriori approfondimenti. Siamo a Los Angeles nel 1985, come molte altre ragazze Ruth sogna di diventare una celebrità ma la via per il successo è piena di ostacoli. I soldi scarseggiano e i provini non lasciano presagire nulla di buono, fin quando Ruth non si imbatte in Sam Sylvia (Marc Maron), regista cocainomane di b-movies che vuole mettere su un programma di wrestling tutto al femminile. Nessuna delle aspiranti wrestler sa cosa sia il wrestling ma poco ci vuole per riuscire a convincerle: a Ruth, per esempio, basta sapere che è necessario almeno un pizzico di recitazione. Oltre che con le bollette in scadenza e gli imprevisti “naturali” della vita, la protagonista sul ring deve anche fare i conti con la sua migliore amica, Debbie Eagan (Betty Gilpin): ex attrice di soap opera, ormai dedita alla famiglia, amica presente e sempre ottimista. Almeno fin quando non viene a sapere della relazione tra Ruth e suo marito.
A leggere una breve presentazione di “Glow” viene da pensare che non potrebbe venir fuori niente di buono da una serie che parla di wrestling e per di più è ambientata negli anni Ottanta. L’apoteosi del trash. Ebbene, gli elementi trash ci sono tutti ma sono trattati con grande cautela e in maniera del tutto funzionale, c’è una colonna sonora impeccabile e la recitazione è ad alti livelli. Stiamo parlando pur sempre di una produzione che ha sfornato “Orange is the new black“, serie che si basa sul racconto delle donne in condizioni particolari, tracciandone ogni sfaccettatura con ritmo coinvolgente, senza mai abbassare il livello. Questo è anche “Glow“, basterà guardare il pilot per innamorarvene subito. E poi, che scuse avete per non proseguire fino al decimo episodio se durano così pochi minuti?