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GLOW: la recensione della prima stagione della serie Netflix

GLOW” ha fatto il suo debutto su Netflix solo pochi giorni fa e ci eravamo occupati del pilot, la stagione si può guardare tutta d’un fiato perché gli episodi durano solo poco più di mezz’ora.

Alla produzione di “GLOW” c’è un nome già noto ai seguaci delle serie tv di Netflix, quello di Jenji Kohan, già creatrice di “Orange is the new black“, serie dalla quale prende qualche ispirazione narrativa. Tutto il resto, invece, arriva dalla realtà: “GLOW” sta per “Gorgeous Ladies of Wrestling“, show di wrestling al femminile andato in onda negli anni Ottanta, quando lo sport era all’apice del suo successo. Uno sport che per molti è pura finzione e per altri è arte, nella serie di Netflix non c’è alcun giudizio in merito e anzi è trattato in maniera molto rispettosa, i personaggi sono totalmente reinventati ma non mancano le citazioni e gli omaggi al mondo del wrestling reale.

La protagonista indiscussa della storia è la sognatrice Ruth (Alison Brie), giovane attrice in cerca di gloria che però colleziona delusioni provino dopo provino e decide di tentare una nuova esperienza dopo aver incontrato il regista Sam Sylvia (Marc Maron). Insieme a lei ci saranno molte altre ragazze – chi per passione, chi per curiosità o necessità – pronte ad allenarsi e a dare il massimo per realizzare lo spettacolo. Sam, regista di b-movies, cocainome irrisolto, sogna di poter dirigere un nuovo film ma ha bisogno di soldi e per farlo punterà tutto sullo spettacolo di wrestling e sugli assegnid i Bash (Chris Lowell), affidabile tanto quanto lui. Rispetto a “Orange is the new black“, con la quale il paragone nasce spontaneo, “GLOW” è molto più incentrata sul lato comedy ma, come già detto, senza mai mancare di rispetto al wrestling. Le protagoniste, infatti, si allenano duramente e trovano una via d’uscita ai loro problemi quotidiani, unendosi e supportandosi, tra alti e bassi. Tornando al paragone, il lato comedy porta anche a trattare con maggiore superficialità il “dietro le quinte” che riguarda le donne sul ring: se in OITNB ogni puntata è una sorta di approfondimento, qui ci sono solo piccoli accenni; sarebbe difficile, tuttavia, gestire la cosa diversamente, con poco più di 30 minuti a disposizione, titoli di testa e di coda inclusi. E poi siamo solo alla prima stagione, un assaggio che per adesso ci ha lasciati soddisfatti e curiosi di scoprire cosa succederà nella seconda stagione.



Il personaggio principale, Ruth, è impossibile da odiare ma un po’ si odia, perché non è perfetta, come tutte le altre donne che la circondano. Ogni difetto viene raccontato con grande ironia e suona anche come un messaggio positivo, un incoraggiamento a preoccuparsi sempre meno del giudizio altrui, amandosi per ciò che si è: che ci sia la cellulite o che ci si senta altro (magari una lupa)… nel gruppo di wrestler di “GLOW” ci sono tante battute, non manca la rivalità, ma si nota molta accettazione e mai derisioni. I riferimenti agli anni Ottanta, com’è ovvio che sia, sono tantissimi, da Reagan passando per la Guerra Fredda, motivo per cui Ruth, sempre in cerca di nuove ispirazioni, decide di diventare Zoya la Destroya. Prometteva già bene ai tempi di “Mad Men“.



Sua antagonista, sul ring e a tratti anche nella vita, è l’amica/nemica Debbie (Betty Giplin) aka Liberty Belle, la bionda che rappresenta la democrazia e la libertà degli Stati Uniti contro la cupa e rossa Russia comunista (che un po’ ci fa sempre pensare alla splendida Red di OITNB). Sam decide di giocare tutto sugli stereotipi, trasformando la cambogiana Jenny in “Fortune Cookie” (biscotto della fortuna) e Arthie in “Beirut the Mad Bomber”, la terrorista, facendo leva sulle emozioni del pubblico. Già a guardare Ruth il messaggio è chiaro, qualcuno deve accettare di essere odiato e il pubblico ama e odia in maniera viscerale ma in entrambi i casi equivale ad avere un successo. Tutto ciò che rappresenta l’anti-America suscita reazioni forti ma è anche alla base del successo nascente di uno spettacolo che a tratti rischia di svanire nel nulla ma che resiste, nonostante gli intoppi, perché a dispetto delle pessime premesse iniziali tutte hanno iniziato a crederci, Ruth in primis, che trascina le altre con il suo carisma. Tanto per ricordare che il wrestling non è stato bistrattato, le attrici si sono allenate con professionisti veri, Salty (che appare nel primo episodio) è un vero wrestler, John Morrison; anche i fratelli dell’adorabile Carmen “Machu Picchu” (Britney Young) sono dei veri wrestler, potete divertirvi a trovare gli altri cameo e a scovare le apparizioni televisive di Hulk Hogan, Ric Flair e Gorgeous George, nei veri filmati dell’epoca. Per guardare “GLOW“, precisazione superflua, non è necessario conoscere il wrestling, perché quasi tutto succede fuori dal ring. È bello scoprire un mondo nuovo e rivedere sotto un’altra luce questo sport, sempre chiacchierato e deriso, oltre che seguire le vicende delle protagoniste, sperando che le loro innumerevoli sfaccettature possano essere approfondite in un’inevitabile seconda stagione.


IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Da vedere - Il mondo del wrestling femminile anni '80 tra commedia e drama, rappresentato dalla sognatrice Ruth e le sue "colleghe".

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