Marco Beltrami, il cui nome completo è Marco Edward Beltrami, è un musicista e compositore statunitense di origini italo-greche. E’ nato a Long Island nello stato di New York il 7 Ottobre del 1966. Dopo aver frequentato la Yale School of Music, si sposta in Italia dove lavora presso il compositore Luigi Nono (musicista italiano molto attivo politicamente) per poi continuare i suoi studi di nuovo negli States presso Jerry Goldsmith.
Inizia con il teatro e la tv, ma presto approda al cinema con i primi lavori che, fin da subito, rivelano una predilezione per l’elettronica e la suspense, tanto da portarlo ad occuparsi principalmente di film thriller ed horror. Sarà poi nel 2008, in contemporanea con la sua collaborazione con i Guns’n’Roses per l’album “Chinese Democracy“, che verrà nominato per l’Oscar alla colonna sonora per il film “Quel treno per Yuma“, poi andato a Dario Marianelli. L’anno dopo si vede di nuovo soffiare l’Oscar per “The hurt locker“, da Michael Giacchino (“Up“).
Proprio quest’ultima colonna sonora è una delle più discusse del compositore. Secondo molti infatti, non era all’altezza neanche di essere nominata agli Oscar, figuriamoci vincerne uno, ma sono polemiche che lo stesso “The hurt locker” inteso come film si porta dietro, avendo diviso tanto il pubblico, che la critica a causa di una presunta eccessiva americanicità delle storie narrate. Le musiche di Marco Beltrami sono un accompagnamento non invasivo è vero, ma questo è voluto in quanto l’intenzione era quella di moltiplicare l’effetto della tensione generata dalla storia e dalle immagini.
Fra i suoi lavori annoveriamo “Mimic“, “Scream 3“, “The Faculty“, “Resident Evil“, “Blade II“, “Terminator 3 – Le macchine ribelli“, “Hellboy“, “Io, robot“, “Cursed – Il maleficio“, “Le tre sepolture“, “Quel treno per Yuma“, “The hurt locker” e tanti, tanti altri. In questo periodo, si sta occupando di “Die hard – Un buon giorno per morire“, “Carrie“, “World war Z” e “Warm bodies“.
Le sue musiche, che vi sarà senz’altro capitato di ascoltare sono un mix di elettronica ed influenze classiche. Lo stesso Marco Beltrami, non ha mai negato l’influenza di Ennio Morricone, che spesso gli è stata rinfacciata, quasi fosse un emulo poco riuscito del maestro. In realtà Beltrami possiede uno stile tutto suo che, pur non essendo apprezzato da chiunque, riesce ad essere spesso la parte migliore dei film in questione. La capacità di Marco Beltrami di non essere mai invasivo nel suo lavoro gli è valsa spesso e volentieri la critica di essere non incisivo, il che è chiaramente falso.
Per accorgersene è sufficiente ascoltare la colonna sonora del davvero troppo discusso “The hurt locker” per accorgersene. Una musica splendida che mostra sì, le influenze di Morricone ed altri compositori, ma non come se si trattasse di un emulo, ma di un erede. Forse un erede ben lungi dal raggiungere i suoi maestri, ma intanto davvero capace nello svolgere un lavoro fra i più difficili al mondo. Senz’altro da ascoltare con più attenzione, magari lasciando da parte per un attimo parallelismi di qualunque genere. Provare per credere, almeno con la traccia “The way I am” proprio dalla colonna sonora di “The hurt locker“.