Proprio quando la serie “Hannibal” stava finalmente prendendo quota, la NBC e lo stesso Brian Fuller hanno deciso di non mandare in onda il quarto episodio della prima stagione per rispetto alle vittime del terribile attentato dinamitardo alla maratona di Boston. Scelta davvero rispettosa e assolutamente condivisibile, che ha costretto la produzione a spezzettare l’episodio in più parti e pubblicarlo sul web. Disgraziatamente, la natura estensiva e distensiva dell’episodio che doveva permettere di osservare come il dottor Lecter (un sempre ineccepibile Mads Mikkelsen) riuscisse ad insinuarsi nella psiche di Abigail Hobbes facendone un’alleata è stata purtroppo mortificata dalla frammentazione necessaria per la pubblicazione su internet. Senza con questo voler giustificare un episodio piuttosto lento e che può piacere o meno a seconda del gusto personale.
Come già detto, la formula televisiva mal si adatta a taluni generi che, proprio per loro natura, necessiterebbero di più spazio. Spazio che se concesso in una puntata a parte non riesce a colmare l’ammanco anzi, rischia di compromettere un’altra puntata. E’ innegabile infatti che per quanto un serial sia un film a puntate, questo non è tanto una storia divisa in più parti, quanto piuttosto una storia composta da più parti. Più nello specifico, non è possibile considerare le puntate solo ed esclusivamente in funzione del totale, perché nell’immediato ciascuna di esse risulterà alla percezione dello spettatore come microcosmo a se stante.
Una serie “Hannibal” che purtroppo sta incontrando una difficoltà dopo l’altra nell’essere l’incarnazione televisiva dei personaggi e delle vicende creati da Thomas Harris nei suoi best sellers. Sarebbe davvero un peccato se alla fine non risultasse all’altezza, regalando soddisfazione ai detrattori dello show che hanno fatto degli innegabili difetti della serie, una scusa per delle critiche tanto gratuite quanto (sospettosamente) velenose. Se è vero che il cast è solo parzialmente funzionale al serial, è altrettanto vero che ciò che funziona lo fa alla grande e non mi riferisco solo al bravissimo Mikkelsen, ma anche a Lawrence Fishburne che sta dimostrando nonostante l’età di poter dare del filo da torcere a qualsiasi giovinastro.
Rarefatto eppure teso l’episodio aggiunge poco alla storia, ma permette di oziare un po’ più del solito sulle capacità non indifferenti del nostro amato psichiatra cannibale gourmet e di iniziare a fare due conti sull’effettiva entità dell’avversario dell’agente Will Graham (uno Hugh Dancy preoccupantemente bravo nel dormire in piedi). Fortunatamente, avendo visto gli episodi successivi, posso dirvi che i miglioramenti ci sono e che, sebbene non sia scontato, la serie potrebbe essere rinnovata. Personalmente me lo auguro perché pur ammettendo tutti i difetti che il serial si porta dietro, con una seconda stagione a disposizione ci sarebbe la possibilità di risolvere e migliorare. A tal proposito ricordo che sebbene sia riconosciuta come leggendaria, la prima stagione di “Dexter” non piacque a tutti, ma iniziò a diventare di successo stratosferico a partire dalla season two. Che dire. Tempo al tempo.
Voto:
[starreview tpl=16]