Ieri, 4 Luglio 2010, secondo giorno dell’Heineken Jammin’ Festival, è stato quello del nubifragio, ma non solo. Nonostante l’organizzazione che ha rasentato il ridicolo in alcuni tratti, ci sono stati comunque momenti di vera musica che ci sono piaciuti tanto.
Si inizia il secondo giorno, arriviamo intorno alle 15.30 al main stage, dove a breve suoneranno gli Oh NO ITs POk, vincitori dell’Heineken Jammin Festival Contest, band matura pronta ormai a lanciare il primo LP. Coinvolgono, anche se a tratti non convincono, con il loro modo particolare di fare musica. Nei loro suoni c’è molto che fa ben sperare e ci ripromettiamo di valutarli tra qualche anno.
La giornata continua intorno alle ore 16.10, sul second stage assistiamo alla performance dei Novaresi Artemista, primo gruppo che apre tra i finalisti dell’Heineken Jammin Festival Contest, che portano sul palco oltre che buona musica anche un pò di arte, come loro solito fare.
Il caldo sale, si arriva a circa 36° ma non demordiamo, incontriamo alcuni colleghi blogger e nella nostra stessa condizione stringono i denti e vanno avanti.
Nel corso del pomeriggio vedremo sul second stage anche i Limes, band rock che con la leggerezza dei loro brano ci mette di bon umore, e i Said, che dimostrano di saper reggere il palco con disinvoltura e di saper suonare una bona musica aggressiva al punto giusto. Salterà purtroppo l’esibizione dei Blastema.
Per quanto riguarda il palco principale dopo la parentesi dei Bastard Sons Of Dioniso, che si sono divertiti anche a dormire nell’area campeggi in mezzo al pubblico, ma che purtroppo per la grande attesa sono stati trascurati durante i loro pezzi, alle 17.35 arrivano i Rise Against,la band che tirerà fuori il miglior punk della giornata. Tirano fuori dal pubblico energia, li fanno urlare e saltare, eseguono “Prayer” in modo impeccabile, anche brani come “Savior” e “The Good Left Undone” fanno si che tutti siano contenti della loro performance. 45 Minuti dopo il loro spettacolo volge al termine tra gli applausi.
Alle 18.45 circa tocca agli Editors esibirsi, l’attesa e le aspettative per loro sono tante, forse proprio ciò fa si che il gruppo non convinca. Da “Bones” a “Papillon” vengono eseguiti dieci brani, l’inizio è lento, quasi a dare l’impressione che i membri del gruppo siano scarichi, solo i fan più fedeli si emozionano. Lo spettacolo forse troppo tranquillo per gli accorsi all’HJF viene alzato di livello quando gli Editors propongono “Smokers Outside The Hospital Doors” tra assoli, cori ed un ritmo che invita a ballare. Il finale diventa piacevole, ma non tanto da volerli sul palco al posto dei due gruppi che li seguiranno.
Per vedere i 30 Seconds To Mars bisognerà attendere le 19.50 circa, quando sulle note della “Carmina Burana”, dietro maschere nasute, arrivano sul palco i membri del gruppo e dopo di loro entra in scena Jared Leto, con una canotta dell’Italia. L’apertura già promette bene, “Hunter” prima e “Attack” dopo dimostrano che il cantante ha energia da vendere, riuscendo a coinvolgere tutti i presenti. Le urla dei suoi “Jump Jump Jump” fanno saltare tutti, quando scherza con il pubblico tutti apprezzano e giocano con lui. Invita il pubblico a cantare e nessuno si tira indietro quando arriva il momento di “This Is War” nè con “Closer to the edge”. Il presunto finale della prima parte arriva con “The Kill”, cantanta all’unisono da fan e non, con le mani alzate al cielo.
Purtroppo a quel punto arriva il temporale, Jared Leto intona “Kings And Queens”, il pubblico apprezza, ma deve salutare ed insieme ai restanti 30 Seconds to Mars abbandona il palco.
Il resto lo sapete, i Green Day non hanno potuto esibirsi tra la delusione generale, ma oggi speriamo in un nuovo grande giorno.