Dall’11 marzo arriverà nelle nostre sale “Holy Water“, esilarante commedia di Tom Reeve, regista che fino ad ora non si è contraddistinto per grandi pellicole. E nemmeno “Holy Water” si può considerare un capolavoro, anche se è già stato paragonato a “L’erba di Grace“, di diversa qualità, ma sempre realizzata nel Regno Unito. Quella inglese, si sa, è un’ironia a sé stante, completamente diversa dall’irriverente ironia americana, a volte anche fin troppo schietta e cruda. In questo caso siamo in Irlanda, ad assistere alle avventure di quattro amici che per noia, decidono di fare il colpo grosso.
Siamo nello sperduto villaggio di Killcoulin’s Leap, dove la vita trascorre lenta e senza grandi prospettive, se non quella di avere una donna ed una fattoria. Tra una pinta di Guinness e l’altra, quattro scapoli ogni sabato sera suonano per un ristretto numero di persone, la cui media d’età è dai sessant’anni in su. L’atmosfera, tra il cielo grigio d’Irlanda e la bigotteria della gente del paese, non è delle più allegre ed i quattro amici si annoiano a morte, tanto che uno di loro pensa già d’andar via. La sua partenza viene rimandata a causa di un’idea di uno di loro, che propone di rapinare un carico di Viagra, per poi rivenderlo ad Amsterdam. Cresciuti in un luogo dove la religione ha un peso non indifferente, mettono da parte ogni senso di colpa nei confronti del peccato e decidono di sferrare il colpo decisivo proprio attraverso un carico di Viagra, l’emblema del sesso, questo sconosciuto. Il problema diventa quello di riuscire nella rapina con successo, senza che nessuno si accorga di loro, ma i ragazzi sono troppo imbranati per passare inosservati, tanto che intervengono gli SWAT. Il problema si ingrandisce ulteriormente quando le pillole blu finiscono nelle falde acquifere e l’acqua già prodigiosa del paese viene contaminata, portando tutti i cittadini ad avere un’irresistibile voglia di sesso. Grugniti e gemiti dappertutto, il colpaccio della strana banda avrà dei risultati del tutto inaspettati. Tradizione contro trasgressione, “Holy Water” (acqua santa) è un titolo più che eloquente per il film di Tom Reeve. La commedia è piacevole, adornata di battute efficaci e gag esilaranti, ma a tratti si perde, rallenta, arranca e muore, per poi riprendersi a stento, finendo così per diventare noiosa a tratti. Forse si sarebbe potuta tagliare una buona mezz’ora di film, ma ciò non toglie che, sebbene la qualità non sia il massimo, “Holy Water” non possa comunque divertire il pubblico. La personalità dell’irlandese viene spesso rimarcata, tra la birra onnipresente e battute sugli americani e gli inglesi. L’Inghilterra, infatti, non è vista di buon occhio: “Cosa c’è di peggio dell’Inghilterra? L’America!” si dicono i protagonisti, mentre la prospettiva per il futuro diventa Amsterdam, insieme al carico di Viagra. “Holy Water” ci racconta una storia sopra le righe e ci mostra personaggi bizzarri, ma forse dipinti con pennellate troppo leggere, tanto da non scavare a fondo nelle loro personalità che, se approfondite, potrebbero risultare un prodotto davvero interessante ed ancor più comico. Tanto per concludere, la pellicola scorre, a tratti s’inceppa, ma di certo non arriva tanto in basso da essere considerata pessima. Rischia, per poco, ma si salva in calcio d’angolo.