“I Croods”, ovvero la prima famiglia moderna: il capo famiglia (Grug, doppiato in originale da Nicolas Cage), la madre Ugga (Catherine Keener), la giovane ribelle Hip (Emma Stone), il sempliciotto Tonco (Clark Durke), la selvaggia neonata Sandy (Randy Thorn) e la vispa nonna (Cloris Leachman). I Croods sono costretti a vivere in una caverna ed escono solo per pochi minuti al giorno, il tempo necessario per procurarsi da mangiare e dare una fuggevole occhiata al sole. “L’esterno è pericolo” ripete come un mantra Grug, “tutto ciò che è esterno alla famiglia è da vedere con sospetto”. Non la pensa così Hip che, stanca della routine sempre uguale a se stessa, decide di scoprire cosa c’è là fuori.
Hip incontra così Guy (Ryan Reynolds), un nomade con un lemure come laccio per i pantaloni, che si muove in cerca del mondo del domani. Quando un cataclisma distrugge la loro caverna, i Croods si trovano costretti a lasciare la loro terra alla ricerca di un nuovo luogo in cui vivere, guidati proprio da Guy. Per la gioia di Hip (che del giovane è innamorata) e per la rabbia di Grug che vede in Guy una minaccia per il suo ruolo da leader della famiglia.
Per anni i film d’animazione Dreamworks sono sempre stati un paio di passi indietro al lirismo poetico e allo straordinario calore emozionale dei capolavori Pixar. Ma a partire dal 2010, con l’ottimo e poco visto “Dragon Trainer”, la tendenza ha iniziato ad invertirsi e al fianco di prodotti più ludici e prettamente infantili (come “Madagascar 3” o gli ultimi episodi della saga di “Shrek”) sono spuntate pellicole più mature, più consapevoli e ambiziose, meno superficiali e vacue.
“I Croods” è un film estremamente coerente con il nuovo corso Dreamworks, vitalizzato da un umorismo mai bambinesco o prevedibile, ma sofisticato, genuino e intelligente. La regia è affidata a quel Chris Sanders già autore del sopracitato “Dragon Trainer” e dell’altrettanto mirabile “Lilo & Stich” e la sua mano si vede in un’idea della messa in scena che non è semplice illustrazione animata, ma conferisce dignità cinematografica al tutto, puntando molto su una cura formale e visiva assolutamente meritevole.
Uno degli aspetti più interessanti de “I Croods” è, senz’altro, il “dream team” di realizzatori che sta alle spalle del progetto. La splendida colonna sonora di Alan Silvestri (“Chi ha incastrato Roger Rabbit?” e la trilogia di “Ritorno al futuro”) è estremamente coinvolgente, oltre che funzionale alla storia e sembra evolversi perfettamente in simbiosi con essa, scandendo il ritmo e la progressione narrativa. La pregevolissima e strabiliante componente visiva risente senz’altro del contributo di Roger Deakins, uno dei più noti e apprezzati direttori della fotografia contemporanei (recentemente candidato all’Oscar per “Skyfall”), accreditato come consulente.
Ma i plausi maggiori vanno alla sceneggiatura, scritta dai registi Chris Sanders e Kirk DeMicco, partendo da un soggetto di John Cleese, storico componente del gruppo comico dei Monty Python. Nonostante un plot sostanzialmente esile, gli sceneggiatori e registi de “I Croods” riescono ad amalgamare coerentemente e scientemente siparietti e trovate geniali, sempre funzionali al racconto. La comicità de “I Croods” è spensierata, punta molto sulle gag fisiche, senza disdegnare piccoli jokes verbali, ma soprattutto denota una freschezza e una originalità di idee, decisamente rincuoranti.
Con un notevole senso dell’intrattenimento e una fantasia sempre vitale e spiazzante, “I Croods” diverte e appassiona, riuscendo a coinvolgere e a conciliare, grazie a uno stile slapstick indiavolato e ricchissimo, divertimento “infantile” e un umorismo più “adulto”, sempre piacevole.
Un film sorprendente e uno dei migliori prodotti Dreamworks da diverso tempo a questa parte.
[starreview tpl=16]