Natalie Portman è fresca di Oscar come migliore attrice per “Il cigno nero” (Black Swan) e non si può che essere d’accordo con l’Academy, la sua interpretazione è strepitosa. Ovazione alla Mostra del cinema di Venezia, “Il cigno nero” negli ultimi mesi è stato spunto di svariate discussioni, ma non si può negare l’indubbio talento di Darren Aronofsky di penetrare nella mente dello spettatore, per accompagnarlo in un viaggio all’interno dei personaggi che intende raccontare sul grande schermo.
“Il Cigno Nero” è chiaramente collegato a “Il lago dei Cigni” di ?ajkovski. Tutto parte proprio da qui: Cigno bianco e Cigno nero, una contrapposizione che fa strisciare i propri tentacoli su ogni personaggio ed ogni cosa. Il bianco ed il nero, il bene e il male, ogni cosa si oppone ad un’altra e Darren Aronofsky rappresenta sapientemente un climax di ansia che cresce poco a poco, fino ad arrivare alla grande esplosione finale. Ed ogni cosa coincide con il balletto, fino al drammatico finale. Il regista non ci risparmia la tragedia, bandisce l’happy ending, rivela un dramma psicologico con una bravura straordinaria, tanto che lo spettatore alla fine della pellicola arriva quasi a sentirsi stanco anche fisicamente. La protagonista di questo dramma è Nina, interpretata da una superba Natalie Portman. Il suo unico obiettivo è quello di raggiungere la perfezione nella danza ed il suo sogno è proprio quello di ottenere il ruolo principale ne “Il Lago dei Cigni”. Le abilità di Nina e la sua stabilità psicologica vengono messe a dura prova dall’arrivo di Lily (Mila Kunis), che sprigiona sensualità da tutti i pori ed è talmente brava che potrebbe prendere il posto che Nina si è duramente guadagnata. A completare questa contrapposizione tra l’angelica Nina e la provocante ed oscura Lily, troviamo Thomas, interpretato da Vincent Cassell, che praticamente rasenta la perfezione. Thomas racchiude in sé sia il bene che il male, dipende dai punti di vista, da chi lo sta osservando, da chi lo sta vivendo. A margine, ma senza essere meno importante, c’è la piccola parte di Beth (Winona Ryder), che rappresenta tutto ciò da cui Nina vuole fuggire, è lo specchio del suo futuro. Nina è un personaggio debole, ossessionato dalla figura della madre, ballerina fallita che vive nell’ombra del successo della figlia. La ragazza non pensa ad altro che al suo ruolo, ma è una mente problematica, è autolesionista, confusa, spaventata, insicura. Un delicato Cigno Bianco che, lentamente, in un crescendo di immagini che via via mescolano il sogno con la realtà fino a creare un senso di confusione, tira fuori il suo lato oscuro, pagandone a caro prezzo le conseguenze. Lily è il Cigno Nero, un’ossessione, una relazione che diventa morbosa fino a sfociare nel saffico. Tutto intorno ci sono le musiche di Clint Massell che ripropone dei brani classici, ricreando perfettamente il clima di confusione che il regista vuole mostrarci.
Luci basse, che si spengono all’improvviso, sangue, graffi, specchi che non riflettono la realtà, corpi che si auto-distruggono. C’è da dire che effettivamente Natalie Portman piange troppo, ma è insuperabile. La sua interpretazione ha richiesto tantissimo impegno e come risultato ci porta una Nina più convincente che mai, la Portman è in grado di mostrare quella debolezza e fragilità che arrivano persino ad infastidire, fino a passare dall’altra parte, quella nascosta e sconosciuta, l’ignoto, il male, verso se stessi e verso gli altri. Il cast d’insieme ha svolto un ottimo lavoro, partendo da Mila Kunis, perfetta per incarnare la sensualità e il “peccato”, se vogliamo, di Lily; Winona Ryder compare solo per pochissimo tempo, ma per quella manciata di minuti sa come fare il suo dovere ed incorpora la sintesi dell’intero film. Infine, come già detto, Vincent Cassell è perfetto, è un diavolo tentatore al quale Nina- e nessun’altra- sa resistere. “Cigno nero” forse non sarà una pellicola tecnicamente perfetta, ma a livello emotivo risucchia l’attenzione dello spettatore, lo coinvolge, lo seduce, lo sconvolge. Assolutamente da vedere.