“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà rendere salato?
A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini”
Matteo (5,13)
Fotografo è colui che cattura, che scrive (grafein) la luce (fos).
Fotografo è colui che ama l’altro tanto da regalargli, seppure con un’immagine, l’immortalità.
Queste le parole incipitarie con cui ne Il Sale Della Terra, vincitore del Premio Speciale Un Certain Regard al Festival di Cannes e del Premio del Pubblico al Festival di San Sebastian, Wim Wenders ripercorre la vita e l’opera di Sebastião Salgado.
Da quarant’anni Salgado gira il pianeta alla ricerca di un mondo spesso dimenticato, rendendo onore alla vera natura della fotografia quale strumento morale per conoscere e fare politica.
L’arte non è mai laica ma esprime sempre una certa visione del mondo. Le cose potrebbero essere riprese in un altro modo, da un differente punto di vista, specie nel caso della fotografia, in cui ritrarre un certo soggetto significa di per sé escluderne un altro.
Miniere d’oro in Brasile, carestia nel Sahel, genocidio in Ruanda, guerra in Jugoslavia…nella camera oscura Wenders e Juliano Ribeiro Salgado, figlio del celebre fotografo, hanno ripercorso l’opera di Sebastião in ordine cronologico immergendosi insieme a lui in viaggi interiori nel cuore delle tenebre.
Il regista di Buena Vista Social Club è riuscito a portare sul grande schermo le opere di Salgado donando loro una dignità scevra di quel voyeurismo che spesso accompagna la narrazione di disastri e sofferenze umane, rispettando così il modo di lavorare del fotografo stesso, che, andando oltre al semplice scatto, è solito trascorrere del tempo con le persone che immortala e comprenderne la realtà in modo da creare un’empatia che gli consenta di conoscere e non semplicemente di esibirsi in un virtuosismo meccanico.
Nell’ultima parte della pellicola, abbandonate le iniziali tinte fosche, viene presentata la vita che Sebastião insieme alla moglie Lélia conduce oltre alla fotografia: la passione per l’ambiente, l’amore per la natura.
I due hanno infatti combattuto affinché una grande foresta del Brasile potesse essere rimboscata con ben due milioni di alberi. Gli incredibili risultati raggiunti rincuorano l’animo dello spettatore gettando in egli un seme di speranza che mitiga tutta la miseria di cui è stato testimone.
“Genesi”, il nome dell’ultima colossale opera di Salgado, è un omaggio al pianeta, una raccolta di immagini tratte dal mondo della natura, sua ancora di salvezza, ciò che gli ha consentito di non perdere la fede nell’uomo.
Sebbene ultimamente abusato da un cinema nostalgico dei bei tempi andati, il bianco e nero, cifra stilistica della produzione di Salgado, è utilizzato in Il sale nella terra da Wenders in perfetto accordo con le scelte coloristiche già compiute in Il cielo sopra Berlino e Lo stato delle cose.
Oltre ad un viaggio estetico mozzafiato il film ci consente di comprendere la virtù sociale della fotografia, gettando un fascio di speranza sul futuro di questa forma d’arte.