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Il video di “Solo” per raccontare l’ evoluzione di Marco Mengoni

Mercoledì 7 Settembre, in piena notte, il sito MSN Video è stato preso letteralmente d’assalto da fan e curiosi per riuscire ad assistere all’anteprima del video del nuovo singolo di Marco Mengoni “Solo (Vuelta al Ruedo)”. Il server è andato letteralmente in tilt, le visualizzazioni sono potute riprendere soltanto dopo un paio d’ore, l’eccitazione era palpabile.

Il video tanto atteso ha suscitato molti consensi ed altrettante interpretazioni: ricco di sfaccettature e spunti di riflessione,  potremmo riassumerlo come un sunto delle evoluzioni che Mengoni ha affrontato in questi due anni sotto i riflettori. Dall’esperienza di X Factor a Sanremo all’intenso periodo del Re Matto Tour, un sempre diverso Marco affronta, combatte nere figure che tentano d’impedirgli di raggiungere il passo successivo, fino a quando non si ritrova al presente sotto una pioggia battente a fissare la camera in  uno sguardo che sembra urlare aiuto.


Il regista è Gianluca “Calu” Montesano, le coreografie sono state affidate a Silvio Oddi, il tutto su soggetto dello stesso Mengoni e della sua produttrice Stella Fabiani. Molto bello e curato, una regia di quelle serie che si adattano ad un soggetto di questo livello, mi preoccupava la fotografia e forse è l’unica “pecca”: personalmente avrei preferito un’atmosfera più cupa e maggiormente in linea con il significato intimista della canzone, invece ci troviamo immersi in una luce forte e naturale che gioca sul contrasto tra la luminosità del mondo che circonda il protagonista e l’oscurità dei tormenti che lo consumano all’interno. La coreografia è ricercata e puntuale nelle intenzioni, addirittura “acrobatica”, vede la presenza di volti già noti ai più attenti fan di questo artista. Degna di nota è la capacità interpretativa che Mengoni mostra nel proprio ruolo: la recitazione è un atto di profonda maturità e conoscenza interiore, Marco cresce sempre di più e con lui il suo potere comunicativo, anche nell’apparentemente semplice farsi strattonare.

Interessante il concept, sottile ed arguto, che lancia stilettate a più punti ma con un unico messaggio di base: la vita, la libertà, il percorso esteriore riflesso di quello emotivo interiore, la richiesta di amore e non ossessione, di cura e non oppressione.
Particolarmente significativo il finale, che si lascia alle più diverse interpretazioni. La mia è che Marco arrivi alla fine di tutte le lotte che ha affrontato provato ma cambiato ancora una volta, le inquietudini interiori (rappresentate da esseri deformi con lungo naso adunco e braccia sproporzionate) non lo aggrediscono, non ce n’è più bisogno ormai: non possono far altro che rendere onore a ciò che è rimasto dello sconfitto combattente con un peplo azzurro, proprio loro che sono avvolti da uno rosso, altro colore significativo. Sembrerebbe un finale tragico, una morte annunciata giunta alla sua massima esposizone ed espletazione, invece c’è quel piccolo quasi insignificante elemento che rivoluziona tutto: la pioggia.

Fin troppo scontato ma non così banale il significato purificatore dell’acqua, uno scroscio che precipita forte e violento trascinando via con sé tutte quelle paure e quegli incubi che fino ad allora l’avevano fatta da padrone. Non è un finale ovvio: il toro, protagonista della corrida e elemento centrale della metafora che corre lungo tutto il testo di “Solo”, muore e gli viene reso onore. Ma siamo sicuri? Personalmente non credo, sono convinta invece che sia proprio il due volte millenario scenario che si ripete: dopo una disfatta ci si rialza in piedi, dopo una morte tormentata arriva una rinascita di pace.Quella maturità cui ho accennato all’inizio, Mengoni ha cercato di farcela vedere in 4 brevissimi minuti, io credo, come un novello David Copperfield che nel corso della sua formazione affronta perigli e nemici che vogliono abbatterlo, la scampa ogni volta per il rotto della cuffia ma ciò che ne esce alla fine è un personaggio, una persona, forte e in grado di accettare ciò che è in serbo per lui e se stesso con coraggio. Un uomo.
Insomma, un video non soltanto bello e piacevole da vedere, ma anche uno strumento per capire maggiormente chi sia questo giovane ragazzo che da un paio d’anni si è mostrato alle scene italiane, un modo per entrare nel mondo di Marco Mengoni.

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