Sembra irreale, assurdo. E’ difficile trovare le parole adatte e raccontare quanto accaduto. Marco Simoncelli non c’è più. Il destino beffardo se l’è portato via a soli 24 anni oggi nella lontana Malesia quando in Italia erano all’incirca le 11 del mattino, travolto dalle moto di Edwards e Rossi in seguito ad una caduta nei primi giri del Gran Premio malese. Non era la prima volta per Simoncelli, a cui quest’anno era capitato in più occasioni di rovinare le sue gare per delle cadute causate dalla troppa foga e dalla sua voglia di fare, atteggiamento più volte criticato dall’ex campione del mondo Jorge Lorenzo. Ricordiamo la caduta a Jerez mentre era in testa solitario, lo scontro con lo spagnolo nel GP del Portogallo o ancora la caduta in Gran Bretagna. L’ennesima caduta a Sepang, causata non da un suo errore e che non ha nulla a che vedere con quelle precedenti, è costata cara al povero Marco che non ce l’ha fatta a vincere la propria battaglia personale contro la morte. SuperSic ci ha lasciati alle 10:56 ore italiane dopo essere stato trasportato al centro medico in seguito all’incidente che lo ha coinvolto, al secondo giro della gara nel GP di Malesia, con i sopraggiungenti Edwards e Rossi, che non hanno potuto far nulla per evitarlo in mezzo alla pista. Troppo gravi i traumi riportati al torace e soprattutto al collo e alla testa, punto in cui è stato colpito, da quello che si può vedere dalle immagini, dalla Ducati dell’amico Valentino Rossi, incolpevole per quanto accaduto. L’incidente di Sic ricorda molto quello fatale di Shoya Tomizawa, pilota della Moto2 che 13 mesi fa perse la vita a Misano, e quello di Daijiro Kato a Suzuka, ultima delle tragedie nella top-class che risale al 2003 in cui l’ex campione della 250 e pilota anch’esso del team Gresini, dopo un’impatto violento con il muro di cemento prima dell’ultima chicane passò 13 giorni in coma prima di perdere la vita. La MotoGP perde una grande persona, stimata da tutti anche fuori dalla pista, un ragazzone solare, schietto, reso ancora più simpatico da quella sua capigliatura da leone che lo caratterizzava nel mondo dei motori, amico di tutti perchè non negava mai il saluto a nessuno, ma anche un grande pilota, con l’aspettativa che magari un giorno sarebbe potuto diventare campione del mondo della classe regina. I numeri stavano tutti dalla sua parte: dopo sei anni di 125 passa in 250 dove la sua stazza imponente era meno penalizzante, laureandosi campione del mondo al suo terzo anno. Non riesce ad affermarsi l’anno successivo, ma la sua testa è gia alla MotoGP, dove trova ingaggio con la Honda del team Gresini, ultimo team della sua carriera. Dopo un primo anno di apprendistato in cui ottiene come miglior piazzamento un quarto posto, nel 2011 la Honda riconosce le sue potenzialità affidandogli la moto ufficiale sempre con il team Gresini conquistando due pole position, in Catalogna e all’Università del motomondiale ad Assen, e il miglior piazzamento in MotoGP, secondo a Phillip Island. Marco per molti era un predestinato, uno che non era secondo a nessuno per classe e grinta, ma lo stesso destino beffardo ha voluto che perdesse la vita su quell’asfalto, una volta a lui tanto caro e oggi maledetto, che gli ha consegnato la sua prima vera gioia in carriera, il primo e unico titolo iridato nel motomondiale. Ci sentiamo in dovere di unirci al dolore della famiglia e dei suoi cari, per una persona che non sarà mai dimenticata e che la cui scomparsa ha scosso anche noi. Ciao Sic, ci mancherai.